Barcellona è…

Chi delle due, all’inizio, abbia scelto l’altra è stato un evento causale.
La mia mezza famiglia catalana mi ha fatto arrivare qui. Quindi, in pratica, è stata Barcellona ad aver scelto me.

Sono passati tre anni e quasi tre mesi. In questo lasso di tempo sono io ad aver scelto e a continuare a scegliere lei. Ogni giorno. Nonostante tutti (i lievi) nonostante.

Barcellona è il caos di turisti, in mezzo ai quali devo sfrecciare, quasi tutti i mesi dell’anno.

Barcellona è un’opportunità.
Di sviluppare chi sei, di capire in mezzo al vasto mondo che vedi, chi non vuoi diventare.

Barcellona è un momento che può diventare “indefinitamente”.

Barcellona è tedesca, coreana, italiana, catalana, cinese, argentina, spagnola, brasiliana, americana.

Barcellona ha una bandiera sola: quella della libertà di scelta tra due lingue, stessi gesti, stessa intonazione, stesso cuore.

Barcellona sono i ristoranti aperti a tutte le ore, patatas bravas, huevos estrellados e jamón serrano.

Barcellona non è il flamenco per strada, sono i musicisti sulle scalinate della Cattedrale, che alternano pop e lirica.

Barcellona è la tradizione di Sant Jordi e i libri per le strade ogni 23 Aprile.

Barcellona è quel “no pasa nada” di fronte ad un problema, che ti fa sentire la vita che scorre, finché ce n’è.

Barcellona è il mare, che è lontano dalla vita quotidiana, ma sai che puoi raggiungere per vedere la prima alba dell’anno.

Barcellona sono gli skaters del Macba e i fiorai della Bonanova in cui signore eleganti con trench chiari e grandi occhiali scuri comprano la domenica a mezzogiorno.

Barcellona sono le notti di fiesta e i brunch elettronici.

Barcellona è la storia che viene gelosamente conservata sugli edifici modernisti degli architetti Antoni Gaudí, Lluís Domènech i Montaner, Josep Puig i Cadafalch.

Barcellona è l’hub tecnologico più in voga in Europa dopo Londra e Berlino.

Barcellona sono i desideri di oggi. E chissà, quelli di domani.

Barcellona sono io sono, in una casa che oggi ha le tende spalancate da cui entra un sacco di luce.

Concludo come avrei dovuto iniziare: Laura, quasi ventottenne siciliana, qui per raccontarvi la città che vivo, capitolo per capitolo, insieme a sprazzi della mia vita. 
¡Bienvenid@s!

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