Dopo un weekend dove il sole ha brillato fino a raggiungere i 32º C é arrivato il momento di preparare la valigia e iniziare una nuova avventura in Galizia. Terra del vino, empanada e pulpo ovviamente Galizia non poteva deludere nella sua essenza: nuvole e pioggerella arrivarono silenziosamente proprio il giorno in cui il mio viaggio era stato programmato. “No pasa nada, esta es Galicia”, mi sono detta come buona turista semi-gallega.
Con la valigia da una parte e la macchina fotografica dall’altra ho dato inizio a un viaggio che mi ha fatto scoprire meraviglie mai viste fino d’oggi. La destinazione finale: zona del Salnés, una zona costiera dove il colore verde dei vigneti si mescola con l’azzurro del mare e il profumo di un risotto marinero si confonde con il gusto dell’albariño, il vino prediletto della zona. La penisola del Salnés conosciuta spesso per le sue città del O Grove, Vilagarcía, Cambados, Sanxenxo e Combarro, viene considerata come parte de las Rías Baixas, la zona meridionale della Galicia e viene definita dai galleghi come il luogo dove le persone invece di parlare “cantano”.
Posso confermare che la pronuncia e l’accento del sud riescono a trasformare una semplice frase in una melodia altalenante spesso terminata con un “pero buenoooo” (classica frase gallega che si potrebbe tradurre come “comunque/ dopotutto”).
A tutto ció, il viaggio ha avuto inizio un martedì d’estate, il 20 di luglio 2021.
La speranza di poter mettere il bikini in valigia come dicevo, si è svanita in un batter d’occhio nel vedere grandi nuvoloni entrare da nord.
Nonostante tutto, disposta a scoprire l’essenza di questa terra, mi sono messa in testa che Galizia non è solo mare e sole, ma è anche terra e buona gastronomia. La prima tappa:Quinta de San Amaro ubicata in un piccolo paesino rurale nel mezzo del Salnés chiamato Meaño.
Vorrei soffermarmi un’attimo per darvi una visione chiara del panorama: la mia macchina è una molto semplice, non piccola peró nemmeno troppo grande. Bene, ora immaginatevi una strada di campagna, i vigneti ai lati, muri di pietra sulla destra e sulla sinistra e in fondo alla via un trattore.
Volgete lo sguardo un pó più in lá e vi rendete conto che sul trattore non vi è solo il contadino trasportando il suo fieno ma vi è anche sua moglie, con il fazzoletto in testa e il grembiule a quadri, abbigliamento che ogni vera gallega deve possedere per ricevere il marchio DOC.
Lui, con mascherina e cappellino sta seduto sul suo sedile vigile nel passare la strettoia di pietra, lei immersa nei suoi pensieri, è seduta nella parte posteriore del trattore. Nulla sembra distrarla tranne me, una ragazza in mezzo alla strada incapace di fare marcia indietro.
Non posso negare il fatto che Galizia, come molti spagnoli affermano, sia un luogo rurale, peró vorrei aggiungere che Galizia è fatta di persone altruiste che di fronte alle difficoltà trovano una soluzione senza titubare. La situazione, molto comica, ha fatto del trattorista il mio salvatore e la donna con il grembiule la mia eroina. Come se nulla fosse hanno schivato gli angoli, oltrepassato l’ostacolo (la mia macchina) e continuato il loro tragitto sorridenti.
Nonostante tutto, raggiungere L’Hotel & Restaurante Quinta de San Amaro è stato molto più che semplice. La segnaletica, perfettamente distribuita in ogni angolo, ti conduce ad un entrata con vista ai vigneti e un parking privato per gli ospiti. Una volta passato il cancello principale, il benvenuto che ti viene dato dall’ambiente è molto più che tipico gallego: un horreo convertito in un luogo di lettura con sdraio in legno, soffici cuscini e luce naturale.
Ebbene qui la domanda: ma che cos’è un horreo?
Semplicemente una casetta soprelevata che serviva nel passato per mettere al sicuro grano e alimenti da conservare. L’obbiettivo principale era far si che i topi o qualsiasi altro animale finisse la giornata con la pancia piena. Ritornando a noi. Oltre a questa meraviglia, unica nel suo genere, hanno creato una struttura di legno come spazio di ristorazione con tavoli tipici e ben decorati e una zona chill-out con tavolini e una amaca disposti come zona relax.
A mio parere, una meraviglia molto piacevole alla vista, un insieme di spazi ben distribuiti e soprattuto attrattivi alla vista. Una volta fatto il check-in alla reception (una casuccia di pietra vicino alla piscina), una signora molto cordiale mi ha mostrato l’alloggio.
Sapevo che sarei andata incontro a un luogo tipico gallego, dove la pietra e il legno si uniscono per formare una grande composizione, peró mi sono sorpresa nel vedere come l’architettura tipica gallega possa trasformarsi e rendersi ancor più bella.
La stanza, con un piccolo balconcino vista ai vigneti, mi ricordava un poco la classica struttura coloniale con le travi in legno, mobili regali ed un bagno semplice peró elegante. Tutto perfettamente disposto, temperatura perfetta e semplicitá nei dettagli.
Nonostante ció, la cosa che più ha attratto la mia curiosità è stata una zona intermedia chiusa con vetrate, disposta tra la stanza e il balcone.
Un luogo meraviglioso dove rilassarsi e leggere un buon libro con vista ai vigneti. In definitiva un luego ideale per chi ama la tranquillità.
Potrei definire l’essenza della Quinta de San Amaro come il compendio tra tradizione, eleganza e tranquillità. Una zona immersa nel verde dove trovare la pace e per chi lo desidera gustare le prelibatezze della gastronomia gallega.Non ho provato direttamente i suoi piatti, ma già dalle 7 del pomeriggio si poteva assaporare nell’aria il sapore delle patate preparate dallo chef.
Il suo ristorante, aperto al pubblico e non solo agli ospiti dell’hotel, è riconosciuto per i suoi piatti tipici, prodotti freschi di denominazione di origine e pesce giunto direttamente de las rías gallegas.
Per cercare di godere al massimo dell’esperienza nella zona del Salnés, dopo una breve chiacchierata con la direttrice e una doccia meravigliosa, mi sono cambiata e mi sono diretta nell’entroterra del rustico Meaño.
Bisogna dire che Galizia è unica in quanto a ore di luce: la prenotazione era prevista per le 22 e il sole stava appena iniziando la sua discesa quando sono uscita dall’hotel per raggiungere il ristorante Siete Campás.
ùDall’hotel al ristorante vi sono all’incirca 3 minuti di macchina e per chi ama una fare passeggiata si arriva tranquillamente in 15 minuti.
L’ingresso è molto peculiare: una piccola discesa da accesso alla zona d’entrata, considerata come la terrazza, dove una botte con un cartello rustico offre una visione generale dei piatti principali del ristorante.
Il locale si affaccia su un altopiano colorato di verde, dove i vigneti impongono le loro foglie e il colore dell’uva, ancora acerba, risalta ancor di più il panorama vitivinicolo.
Il dettaglio più attrattivo è la semplicità del locale dove il legno si confonde con la vigna e la tipicità dell’horreo con il profumo dei piatti locali. Questo luogo è adatto sia per coppie che per famiglie non solo per la varietà della sua gastronomia ma anche per la disponibilità dei tavoli, lo spazio naturale presente e la tranquillità data da una musica di fondo. Come piatti da gustare non poteva mancare una tortilla, pollo in salsa di mostarda e miele e crocchette di prosciutto e seppia.
Tutto squisito senza ombra di dubbio, includendo il vino e l’aperitivo offerto dalla casa con cozze in salsa di escabeche, una salsa fatta con aceto e foglie d’alloro tipico della conserva gallega. Non poteva mancare il dolce ovviamente, dove tentata dalla parola “casereccia”, mi sono fatta convincere ad assaggiare la torta di formaggio fredda. Una scelta di cui non mi sono per niente pentita. Ovviamente più che consigliabile!
Il mix di sapori, insieme al vino e al panorama da film mi convinse del fatto che l’entroterra gallego riserva grandi sorprese.
Dopo aver salutato il personale e gironzolato per i tavoli (ormai vuoti dato che erano le undici passate di un martedì sera), sono andata a pagare ed è li che ho scoperto un’altra meraviglia del locale.
Come se catapultata nel passato, sono entrata in una specie di bottega con travi e botti di legno, pareti in sasso e decorazione tradizionale gallega. Una vera sorpresa. Parlando con il proprietario ho scoperto che non solo offrono il servizio di taperia & ristorante ma anche alloggio con un totale di 15 stanze.
Siete Campás è certamente un luogo pieno d’incanto che consiglio a qualsiasi tipo di pubblico disposto a conoscere la vera Galizia, ma soprattutto per chi è disposto a sommergersi nella sua vera identità.
Una volta terminata la mia prima gita gastronomica decisi di tornare all’hotel per riposare.
Non manca far riferimento al meraviglioso panorama offerto dalla Quinta de San Amaro: ogni dettaglio del giardino veniva risaltato dalle luci notturne, l’Horreo era l’elemento predominante e la zona chill-out perfettamente ubicata all’entrata.
Dato che il clima gallego è abbastanza variabile, passiamo da una regione che a volte viene chiamata “Galifornia” e altre il paese della pioggia. Nonostante fosse luglio, la temperatura di sera era alquanto fresca, quindi in un batter d’occhio mi sono ritrovata nel mio meraviglioso letto con quattro cuscini e un libro in mano.
Dopo un buon riposo, la mattina più che uggiosa con nuvole sparse in fondo ai vigneti non è stata sufficiente per abbattere la mia voglia di scoprire ancor di più il Salnés.
Prima di tutto la colazione, la mia parte preferita del giorno. La direttrice ci aveva informato che dovuto alla situazione Covid, il buffet sarebbe stato servito dallo staff. Ho scelto un piccolo tavolino di fronte alla piscina e poi mi sono diretta al tavolo della mangiata.
Una signora molto gentile ci ha proposto vari piatti, dai formaggi con il membrillo (tipica marmellata gallega), salumi, croissant, torta fatta in casa, yogur e pane tostato.
Sono una persona che ama i dolci al mattino dunque mi sono prediletta per una colazione piuttosto tipica anche se devo dire che aveva tutto una bella faccia. La parte del bere mi é stata servita direttamente al tavolo ed insieme al cappuccino mi hanno offerto una specie di chupito allo yogurt.
La giornata era solo agli inizi ed ero già piena, peccato che in meno di venti minuti mi aspettava una gran esperienza.
Visita guidata enoturistica presso l’azienda Paco y Lola, a soli dieci minuti dall’hotel. Vista da fuori l’azienda è un complesso moderno, non la classica “bodega” con i vigneti circostanti.
Ma tutto ha il suo perché. La fondazione di Paco & Lola risale al 2005, è un’azienda di recente creazione e di certo lo spirito innovatore si vede in ogni angolo. Dopo una breve spiegazione del percorso che avremmo seguito, ci addentrammo nel cuore della bodega.
Una visita guidata perfetta, piena di dettagli e minuziose spiegazioni del processo di lavorazione di questo buon vino.
Ció che più attrae è la collaborazione di vari viticoltori alla creazione del prodotto.
Di fatti nasce proprio dall’idea di fondare una cooperativa capace di offrire un vino procedente da più terreni vitivinicoli della zona.
Per questo motivo il prodotto finale è ogni volta unico. Una linea base di prodotti viene offerta annualmente e in sé il prodotto è ben che accolto dal pubblico. Ció che più richiama l’attenzione sono i puntini circolari che definiscono il suo marchio e il nome Paco e Lola che richiama l’immagine spagnola.
Una volta usciti dalla zona produttiva venne il passo più acclamato dagli amanti del vino:
scoprire il suo sapore. Una degustazione di tre vini ha rallegrato gli animi e finalmente la visita terminó con l’opzione di poter comprare i prodotti direttamente in azienda.
Ormai, dato che la mattinata era agli sgoccioli e il vino stava facendo il suo effetto, decisi di cercare un posto bello e buono dove poter pranzare. Ricordai con affetto un piccolo paesino sul mare chiamato “Combarro”, ormai più ben che famoso in Galizia per i suoi “horreos” sopra il mare.
Mi spiego: nel momento in cui la marea alta arriva al suo limite, i piccoli horreos del paese sembrano galleggiare sull’acqua dato che molti di essi si affacciano sui muri limitanti con il mare. Il tragitto non è durato più di 20 minuti peró il problema è stato trovare parcheggio.
Consiglio ai viaggiatori di armarsi di pazienza dato che Combarro è un paesino molto piccolo e i parcheggi sono limitati.
Sulla strada verso Pontevedra si possono trovare tranquillamente posti peró prendete in considerazione che se la giornata è soleggiata e andate un weekend d’estate di sicuro trovare parcheggio sarà il problema maggiore.
Comunque, nonostante la lunga attesa, mi sono addentrata nel cuore di Combarro prima di scegliere il posto dove pranzare.
Mi è sempre piaciuto questo paesino dato che la sua architettura ricorda perfettamente le casette tipiche galleghe marittime con piccole colonne nella stradina centrale, vicoletti adornati con fiori di mille colori e conchiglie come decorazione principale.
Per gli amanti del cammino di Santiago, Combarro è una delle destinazioni di passaggio e consiglio vivamente di fare una visita.
Dopo aver gironzolato un pó per le stradine, visti gli horreos incastrati nei viocoletti, ormai era arrivata l’ora del pranzo. Dato l’affluenza smisurata dei turisti ho deciso di cercare un posto all’aperto e finalmente mi sono seduta in una terraza presso il ristorante Tinta Negra.
Si trova proprio all’inizio del paesino, vicino alla zona nautica.
Ovviamente non poteva mancare un risotto con rana pescatrice e berberechos, che sarebbero come delle vongole peró molto più piccole. Diciamo che il riso è stato più che sufficiente dato che la porzione che non sono riuscita a terminare si sono offerti di darmela in un contenitore da portare a casa.
Il servizio è stato più che ottimo e il pranzo meraviglioso, dunque non posso fare altro che consigliare ai viaggiatori di provare uno dei risotti di pesce tipici di questo ristorante.È vero che il risotto ai frutti di mare oppure all’astice è quello più famoso peró devo dire che la mia scelta con la rana pescatrice è stata più che azzeccata.
Come potrete immaginare, dopo il benedetto e sempre presente dolce, è arrivata l’ora di tornare a casa.
Direzione Aldán, nella zona del Morrazo.
Dato che il viaggio dura all’incirca mezz’ora e il mio bisogno di caffè stava aumentando, ho fatto una scelta improvvisa ma ben pensata: e invece di andare diretta a casa ho preso la strada verso Cabo Home. Per descrivere Cabo Home ci vorrebbe più di un post, anzi probabilmente riuscire a descrivere la meraviglia di questo posto è quasi impossibile dato che, da parte mia, questo è uno dei posti più belli ed emozionanti della Galizia.
Cabo Home è una finestra sul mare che sia affaccia sulle isole Cies e Ons.
La struttura di metallo a forma di conchiglia “La caracola” è diventa il simbolo di questo luogo e il posto perfetto per chi vuole godere di un panorama e ancor meglio di un tramonto mozzafiato.
Questo era il mio obbiettivo, caffè e tramonto.
Nel piccolo bar di fronte alla “caracola” mi sono seduta, ho chiesto un café frío e finalmente ho aspettato che il sole cadesse giù.
Non potevo chiedere di più a questo weekend meraviglioso.