Ai piedi della Sierra de Gúdar, sorge Mora de Rubielos, una piccola città di Teruel che, oltre ad essere il capoluogo dell’area di Gúdar Javalambre, fa parte della rinomata rete delle “Città magiche della Spagna”. Il suo nome risuona tra gli chef di tutto il mondo per la qualità del suo prodotto di punta: il tartufo nero, ma il patrimonio di questo angolo d’Aragona va oltre questo gioiello gastronomico.
La città è di piccole dimensioni, con una popolazione di soli 1.500 abitanti, ma accoglie un grande patrimonio artistico. Per questo, se stai cercando di fare un itinerario attraverso i borghi più belli dell’Aragona, non puoi perderti questo paese congelato nel Medioevo.
All’arrivo in questa piccola cittadina non puoi non notare i resti delle mura medievali che in passato circondavano Mora e di cui oggi rimangono presenti diversi archi e portali, che ci riportano indietro nel tempo e gli conferiscono un aspetto regale e nobile: l’Arco del Calvario, il Portale di Alcalá o il Portale di Cabra. Il più antico, che possiamo ancora vedere oggi, è quello noto come Primo Portale di Rubielos, una torre-porta difensiva che risale al XIV secolo. Ma anche il Nuovo Portale di Rubielos, che era stato smantellato per facilitare il passaggio dei camion e ricostruita negli anni ’90, è ancora oggi in piedi.
Continuiamo la passeggiata tra le viuzzole del paese, dove se si osserva con attenzione possiamo imbatterci in particolari curiosi, come delle sculture scolpite nel legno delle assi dei sottotetti. E tra le piazze con le loro fontane, vi è una delle tappe imprescindibili: la visita all’antica collegiata di Santa Maria la Mayor.
Forse uno dei monumenti più impressionanti da vedere a Mora de Rubielos, oltre al castello, questo tempio gotico è costruito in pietra bugnata e dà un’idea dell’importanza che questo piccolo centro ebbe nel passato. In più questa maestosa chiesa riflette il potere della famiglia Heredia, nel tardo medioevo, quando la nobile famiglia si stabilì a Mora, sponsorizzando la costruzione di un grande tempio religioso con un’ampia navata, che con i suoi 19 metri di larghezza (supportata da 5 contrafforti), è la seconda navata più grande delle Spagna, superata solo da quella della cattedrale di Girona. Lo stile di Santa Maria la Mayor è gotico levantino, il cui esterno rimane molto semplice, in contrasto con lo stile ricercato delle sue cappelle.
Un aspetto curioso dell’antica collegiata è l’ubicazione della cripta, posizionata proprio sotto al coro, ma che a differenza di altre chiese non si trova sottoterra, bensì al piano terra, grazie all’inclinazione delle strade che la circondano. Inoltre sopra la cripta, se si osserva con attenzione, sono state disegnate 4 teste di drago per proteggere il luogo sacro. Nel 1851 la chiesa perse lo status di collegiata, ma grazie al suo incalcolabile valore artistico nel 1944 fu dichiarata Monumento Nazionale e Bene di Interesse Culturale dal Governo di Aragona.
Il castello
Ma l’edificio emblematico da vedere a Mora de Rubielos è senza dubbio il grandioso castello che ha protetto la città per secoli. Le sue possenti mura furono concepite con carattere difensivo per la sua posizione privilegiata, sfruttando i resti di un precedente castello musulmano. Il castello è sopravvissuto al periodo di guerre e conquiste, quando i re castigliani e aragonesi marciarono attraverso queste terre per impadronirsi del regno di Valencia dai Saraceni, ma anche a guerre più recenti, come la guerra civile spagnola che fu particolarmente presente in questa zona di confine tra i due bandi.
Anche per questo edificio è stato importante l’intervento della famiglia Fernández Heredia, che lo convertì in un palazzo, una sontuosa residenza con torri difensive, una cappella e un patio ad arcate per ospitare una delle famiglie più potenti dell’antico regno d’Aragona. Oggi questo palazzo-fortezza ospita esposizioni temporanee, oltre a diventare ogni estate la cornice del Festival di Puerta al Mediterráneo.
Come molti dei castelli della zona, il castello di Mora de Rubielos si trova in una posizione privilegiata per assolvere al suo obiettivo difensivo, ma il vero fascino di questo castello è il mistero che avvolge i suoi seminterrati. Di fatti, qui possiamo trovare una stanza misteriosa e dei simboli massonici che fanno pensare che il castello venisse usato per riti cavallereschi. La scala a chiocciola interna che scende alle cantine ha 36 gradini in pietra, per esempio, racchiude segni peculiari che coincidono con rune (misteri) tipiche dei paesi del nord Europa: perdono, obbedienza, compassione… il trentacinquesimo gradino, corrispondente in teoria al maestro, ha una stella a otto punte unita ad una croce, l’alfa della nascita e l’omega della morte di Cristo.
La pianta della navata e la sua decorazione, con fiaccole ai lati e morfologia irregolare, è completata da un arco di fondo che sembra un altare. Inoltre proprio nel lato opposto della navata possiamo trovare una piccola stanza rettangolare che presenta quattro diversi stili di costruzione, e la cosa più curiosa è che la stanza si chiude dall’interno. Si può pensare che sia la dispensa, ma se così fosse, perché ci sarebbe la necessità di chiuderla da dentro e non da fuori?
Per ultimo, se si ha tempo, ti consiglio di fare una passeggiata dal castello al monte che si trova proprio di fronte, dove si ergono due torri, anche queste risalenti dell’antica cinta muraria. Vale la pena salire fino in cima seguendo le stazioni religiose della via crucis, per godere della vista del complesso monumentale della città e del castello.