Nel corso dei secoli, il corpo delle donne ha sempre avuto una connotazione complicata agli occhi della società. È a partire dal nucleo familiare che il suo ruolo ha assunto un significato mosso dalle domande “come deve essere” e “come dovrebbe comportarsi”. Questa struttura sociale si è modificata con il tempo, grazie all’emarginazione femminile e ai traguardi raggiunti attraverso la lotta di genere che permane tuttora.
In questo costante cambiamento, la fotografia ha svolto un ruolo importante: è dal XIX secolo, infatti, che questo nuovo mezzo di rappresentazione ha scelto il corpo come protagonista, attribuendogli un nuovo valore artistico – sociale. Da un lato, si sono imposti dei canoni di perfezione relazionati ai corpi delle modelle che appaiono senza alcun difetto, bellissimi; dall’altro, questa visione ha reso le donne ancora più insicure, convinte che la propria fisicità si possa modificare sempre, per poter raggiungere la forma ideale che appare nelle riviste di moda. Nell’epoca contemporanea, inoltre, entra in gioco un altro fattore: la post-produzione; i ritocchi che si possono effettuare sulle foto sono sempre più specifici e modificarle è semplice. È possibile, dunque, effettuare un parallelo tra immagine e realtà: cambiare il proprio corpo è tanto facile come cambiare le immagini.
L’esposizione fotografica Magnum:el cuerpo observado si può considerare come una forte espressione di questi aspetti, in cui le immagini trascendono la mera rappresentazione documentaria, per esplorare la personalità e gli elementi caratteristici della vita del soggetto, attraverso la sua interazione con la fisicità. La mostra ha luogo a Madrid, presso la Fundación Canal (Canal de Isabel II) e riunisce 136 immagini di 14 tra i più distaccati fotografi dell’agenzia Magnum.
Il filo conduttore tra le diverse foto è l’autenticità, un elemento difficile da catturare: un corpo non è mai neutrale, contiene ferite, cicatrici, anima e le esprime con forme, colori, curve e caratteristiche distinte. Questi aspetti sono proprio i punti di forza dei fotografi, che catturano l’ identità dei soggetti e la rappresentano da diversi punti di vista: l’intimità, la sessualità, la performance, i rituali. Le fotografia esposte sono potenti, non solo a livello d’immagine, ma anche a livello di significato: colpiscono gli occhi e l’anima, invitano alla riflessione, all’indagine sulla materia che sempre farà parte dell’essere.
La mostra mi ha permesso di immergermi in un terreno difficile e di rivalutare la visione del corpo, la sua interpretazione. Invita a considerarlo con altri occhi e di coglierne la bellezza dell’imperfezione.