Un viaggio a Barcellona nell’epoca delle incertezze

Le strade deserte, nessuna fila nei musei, la mascherina, il gel disinfettante, la calma apparente di questa calda estate: com’è cambiato il turismo durante l’epoca del COVID – 19? Per scoprirlo, ho intrapreso un viaggio a Barcellona, città che risulta essere una delle mete più attrattive a livello internazionale per le persone che vogliono immergersi in una realtà unica, in cui arte, architettura, eventi, gastronomia e cultura creano l’ambiente perfetto per chi ha voglia di vivere un’esperienza in grado di lasciare il segno.

Fino all’anno scorso, la città catalana ha “sofferto” un’invasione di turisti che se per un lato rappresentano una risorsa molto importante per l’economia del paese, dall’altro interrompono la pace dei barcellonesi, che non possono godere delle bellezze della propria città, che risulta affollata in ogni angolo e mezzo di trasporto. Infatti, è stato addirittura coniato un termine per indicare le migliaia di turisti che irrompono a Barcellona ogni anno: i cosiddetti “guiris”, persone che visitano la città, generalmente tedeschi, inglesi o francesi.

La prima tappa del viaggio è stata la visita a Cosmo Caixa, una fondazione situata nel distretto di Gracia, al nord della città. Il museo è dedicato alla scienza e il target a cui si rivolge è costituito soprattutto da famiglie con bambini. L’edificio che ospita la fondazione è molto ampio, presenta cinque piante attraversate dall’albero della vita, che si può osservare scendendo le lunghe scale a chiocciola che lo circondano.

Inoltre, Cosmo Caixa organizza molte attività dedicate ai bambini, come visite guidate, workshops, laboratori. Quest’anno, però, la situazione è distinta in quanto solo una pianta della fondazione è aperta; ciò che la caratterizza sono i dispositivi interattivi che permettono di scoprire i fenomeni scientifici e della natura con la propria esperienza diretta. Anche in questo caso, c’è stato un forte cambiamento poiché il pubblico non può toccare nulla, dunque non può interagire. Il museo ha fornito una soluzione: in sala ci sono diverse guide disponibili che spiegano i vari processi scientifici generati dalle attrazioni esposte. Questo aspetto sottolinea come la situazione del Covid stia influenzando non solo il numero di visitatori nei musei, ma anche la maniera in cui sono organizzati; anche se non c’è più la possibilità di rapportarsi con le installazioni esposte, l’esperienza resta unica e trasmette molte conoscenze utili.

Tra un’esposizione e l’altra, sono andata a provare le ricchezze culinarie della cucina catalana, presso il ristorante La Pubilla, situato in Gracia, vicino al mercato centrale. Il posto è accogliente, il personale molto gentile e il menù del giorno super economico. La crema di gamberi, la tipica paella e un fresco sorbetto al limone hanno deliziato il mio palato. È stato un pranzo davvero piacevole; anche in questo caso, ho potuto notare il cambiamento che ha apportato la situazione di precarietà che stiamo vivendo: il ristorante può ricevere solo il 50% dei coperti, ci si può togliere la mascherina solo quando ci si siede al posto assegnato e i tavoli sono distribuiti con la dovuta distanza di sicurezza.

Sempre nel quartiere di Gracia, si trova la prima casa progettata da Gaudí a Barcellona, Casa Vicens. L’edificio era una residenza estiva, adesso museo, ideata nel 1883 e commissionata da Manuel Vicens e Montaner, considerata come una della prime rappresentazioni dell’ Art Nouveau a Barcellona. Già dalla strada, è possibile osservare l’imponenza e la magnificenza della casa: le forme si ispirano alla natura, così come i colori che contengono sfumature che vanno dal rosso al verde al celeste. Gli interni sono decorati con lampadari che sembrano essere progettati per una famiglia reale, con cristalli e mosaici di vetro colorati che, con la luce naturale, creano un effetto stupefacente. Il progetto di Gaudí consta di tre piani, un giardino e ospita anche due esposizioni, una permanente e una temporale, costituite da plastici di case di differenti architetti. La visita è ben organizzata e da la possibilità al pubblico di apprendere la storia che ha portato alla creazione della casa, grazie ad un audioguida gratis, scaricabile direttamente sul proprio dispositivo mobile. Ciò che mi ha colpito di più, a parte della sua bellezza, è stata la calma e la tranquillità con cui poterla ammirare: il tempo sembra fermarsi, i turisti sono pochi, le camere ti fanno rivivere il tipico ambiente nobile a cui il progetto si dirigeva.

L’ultima tappa artistica del viaggio è stata la visita presso La Pedrera, conosciuta anche come Casa Milà, situata a Passeig de Gracia. Si tratta dell’ultima residenza privata architettata da Gaudí nel 1906 e commissionata da Pere Milà e Roser Segimon. L’edificio appartiene alla corrente artistica del modernismo e si distacca per le sue forme ondulate, sempre ispirate alla natura, in questo caso principalmente alle onde del mare. È possibile osservare dall’esterno la grande quantità di balconi curvi che la costituiscono e che generano all’interno un gioco di luce incredibile.

La visita inizia dalla terrazza, un luogo unico, ispiratore grazie alla sua vista mozzafiato: è possibile, infatti, osservare il mare, la Sagrada Familia e la disposizione quadrangolare delle strade di Barcellona. Inoltre, il giro sulla terrazza è fatto di continue salite e discese, di numerosi scalini che generano la sensazione di instabilità, di movimento. Al centro della stessa, è situato il patio che quasi ipnotizza per la sua forma circolare, filo rosso che unisce tutte le parti della casa. In seguito, è possibile osservare le stanze in cui viveva la famiglia che ha commissionato l’opera: tutto sembra essere rimasto così com’era dai giocattoli dei bambini, alla biblioteca, alla cucina, il tutto accompagnato da una musica suggestiva. Per finire, è possibile visitare un’esposizione temporanea, in questo caso dedicata al fotografo e pittore contemporaneo William Klein. La visita trasmette totalmente la potenza visiva dell’artista: pareti rosse, grigie, il bianco e il nero, le sue foto di moda e le sue opere di videoarte non convenzionali, uniche nel suo genere; sembra quasi che pittura, arte, stravaganza si uniscono per creare uno stile da rivista, però reale, d’impatto.

Per terminare il viaggio in bellezza, sono andata a godermi il tramonto sulla bellissima terrazza dell’hotel SB Glow, situato a Poblenou e da cui è possibile osservare quasi due generazioni a confronto: la bellissima e senza tempo Sagrada Familia e l’edificio super contemporaneo, la Torre Agbar, il tutto godendo di un bagno rinfrescante in una piscina a picco. L’ospitalità, la professionalità del personale, il buon cibo hanno reso questo pernottamento davvero piacevole. In questo caso, a parte l’obbligo di usare la mascherina, non ho notato molta differenza con il periodo che precede il Covid, ovviamente era molto meno affollato che una normale estate a Barcellona.

Questo viaggio insolito, intrapreso durante un’epoca difficile, fatta di incertezze e di instabilità, si è rivelato molto piacevole: poter visitare le attrazioni turistiche di Barcellona con calma, senza dover fare code interminabili sotto il sole, senza alcun limite di tempo, senza rumori disturbanti. La “nuova normalità” sotto questo punto di vista non è per niente male poiché ti permette di cogliere l’essenza, le radici e la profondità di una città come Barcellona.