Il paradiso terrestre ha un nome: Cofete

Appena sbarcato a Fuerteventura, il primo consiglio che mi arriva  è quello di andare a vedere la grande spiaggia di Cofete.

12 km. di sabbia bianca, assolutamente incontaminata e selvaggia, situata a sud dell’isola, nella penisola di Jandìa.

Mi raccontano storie e leggende su questa località che riescono a suscitare una morbosa curiosità.

Tuttavia, pare che il destino si metta di traverso.

Mille problemi rallentano il breve percorso che intercorre fino alla famosa spiaggia, ma fanno volare la mia immaginazione. Un solo interrogativo ormai prende possesso della mia mente:

…sarà ben ripagata l’attesa e le difficoltà per arrivarci?…

Tutto ha inizio a gennaio di quest’anno, quando cerco per la prima volta di raggiungere la mia sospirata meta.

Macchina, ahimè, rotta e non c’è verso di ripararla, e bisogna rinunciare al viaggio.

Da El Cotillo, dove vivo, raggiungere questa spiaggia, tra le più belle d’Europa non è proprio agevole con i mezzi pubblici, anche se ben organizzati dal Cabildo, corrispondente alla nostra Regione.

I miei amici connazionali, che vivono qui sull’isola, in coro si dispiacciono con me.

Mi dicono che devo assolutamente andare a vedere Cofete, perché questa spiaggia, realmente, toglie il fiato per la sua vastità e bellezza.

Devo assolutamente andarci, sarà questo il mio imperativo categorico nei prossimi mesi.

Intanto su Instagram, Facebook e YouTube continuano a scorrere sotto i miei occhi le fotografie e i video dei turisti che visitano la spiaggia.

Ogni fotografia ogni video diventa un ulteriore sprone al mio impegno per trovare il tempo e il giorno ideale per andare a Cofete.

Il lavoro e gli imprevisti stanno trasformando “la ormai mia”  Cofete in un vero e proprio miraggio.

I mesi si susseguono e a prevalere sono i mille impegni quotidiani del mio impegno professionale, …e pensare che qualcuno sostiene che alle Canarie manchi il lavoro…, ma il mio sogno di andare a Cofete rimane sempre vivo.

Capita spesso nella vita di ognuno che quando s’inizi a non pensare a qualcuno o a qualcosa che proprio come una magia ti si presentino come un miraggio improvviso: …ed ecco arrivare il regalo tanto atteso.

È Franco a presentarmi la grande occasione.

Franco, un connazionale con cui collaboro, mi chiede di realizzare un servizio fotografico e un video per la sua associazione culturale, incentrati su Cofete per poter rappresentare le bellezze naturalistiche di Fuerteventura.
A questo punto scatta l’idea di promuovere una vera e propria missione per andare a catturare direttamente sul posto le immagini più belle per costruire il servizio.

Ed ecco il tanto sospirato fine settimana dedicato a scoprire questo piccolo paradiso terrestre.

L’equipaggiamento “di guerra in tempo di pace” è pronto: macchina fotografica, camera 360 gradi, stabilizzatore e il mio inseparabile drone.

Alle 9 del mattino si parte.

L’arrivo a Cofete è previsto in circa 1 ora e mezza. Fino a Morro Jable, cittadina a sud di Fuerteventura si può procedere in autostrada, ma una volta raggiunta la prima tappa, si inizia una vera e propria avventura.

Per arrivare a Cofete, bisogna percorrere 20 km di strada sterrata e superare le montagne di Jandia.

Durante il viaggio ho ripercorso mentalmente tutte le leggende e le storie che si raccontano sulla nostra meta, la spiaggia e il villaggio di Cofete.

Una villa costruita molti anni fa sulle colline che si affacciano sulla nostra meta sono il fulcro delle leggende e delle storie che circolano da sempre su Cofete.

Si tratta della villa di Gustav Winter, che ne fu il costruttore e il proprietario.

“…Una spia nazista, un pericoloso criminale di guerra, una base di spionaggio tedesco, un luogo dove ha vissuto perfino Hitler dopo la guerra per poi scappare in Sud America…”

le storie sono tante, e ognuno ha la sua.

Una cosa è certa il proprietario terriero, il tedesco Gustav Winter, ha negli anni 50 costruito una delle più floride aziende casere dell’isola.

Ha realizzato circa 50 pozzi artesiani e allevato migliaia di capre da cui poter produrre il famoso formaggio che poi esportava in tutte le Isole Canarie.

I 20 km sono un viaggio attraverso il nulla assoluto, alla mia destra le montagne di Jandia e sulla mia sinistra si poteva scorgere la punta sud dell’Isola e l’imponente faro di Jandia.

Si inizia a salire ma la montagna sembra voler nascondere la spiaggia.

L’ansia e l’attesa di vedere la spiaggia si accrescono sempre più.

I tornanti si susseguono ma si deve necessariamente procedere ad una velocità di non più di 20 km all’ora, finché si possa arrivare finalmente al Belvedere.

Nell’arco di pochissimi secondi passo da uno stato di ansia ad uno stato di estasi.

Vi è un po’ di tutto tra la vastità della spiaggia e le montagne di Jandia, che provano a nascondere la sua bellezza al resto dell’isola.

Tutto è in equilibrio.

Cielo, mare, spiaggia, montagne, il vento che fa danzare velocemente le nuvole costruiscono la pace di un posto rimasto incontaminato nei secoli.

È un concentrato di profondi contrasti, nei colori e nei silenzi.

Difficile, se non impossibile, rimanere impassibili di fronte a un panorama del genere; questo è il Paradiso Terrestre.

Ed eccomi in azione. Prendo la macchina fotografica e inizio a scattare a ripetizione fotografie e fotografie e fotografie.

Cerco l’inquadratura perfetta per descrivere l’emozione che si prova a Cofete.

L’espressione di tutti i turisti al Belvedere è la medesima. Tutti letteralmente a bocca aperta, presi dallo stupore ascetico di fronte a questa meraviglia.

È proprio vero quando si dice che non è possibile venire a Fuerteventura senza andare a visitare un luogo come questo.

Dopo circa 200 scatti si risale in macchina per proseguire il nostro percorso verso la meta del viaggio, questa volta in discesa, per arrivare al villaggio di Cofete dove vi è l’unico ristorantino.

La sosta per il pranzo è d’obbligo ma sono ancora con la mente in estasi per il paesaggio intorno a noi, tanto da non riuscire a dedicarmi alla gustosa cucina locale offerta dall’abile cuoco macorero, come è chiamato ogni abitante di Fuerteventura.

Quindi il pranzo si trasforma in uno spuntino veloce e presto si risale in macchina per raggiungere finalmente la spiaggia.

In alto svetta la villa di Winter che domina la zona e a poche centinaia di metri dalla spiaggia vi è un piccolo cimitero storico.

Proseguiamo fino ad arrivare il più possibile in prossimità della spiaggia stessa.

Riprendo tutto quello che è possibile immortalare, questa volta dalla spiaggia a completare le prospettive con quelle di prima dall’alto del Belvedere.
La bellezza del paesaggio è surreale: dalle montagne, dietro di noi, alla spiaggia infinita, dominate dai colori dell’oceano.

Ed ora, finalmente, è il momento di scatenare il mio morboso e tanto atteso desiderio di riprendere dall’alto questa meraviglia di Madre Natura.

La scena è tutta per il mio Drone che cattura dall’alto le meravigliose immagini di una delle spiagge più belle e suggestive d’Europa.

Il servizio volge al termine ma non è possibile riporre le attrezzature nelle custodie e andar via senza dare sazietà all’anima.

Seduto sulla sabbia, resto ancora ad ammirare il paesaggio tutto intorno a me.

Mi godo il tutto, finalmente a Cofete.

Penso tra me… il Paradiso Terrestre ha un nome: Cofete!