Ibiza ha molte facce da mostrare ed oltre a quella turistica preserva ancora, in piccoli angoli, il fascino di un tempo ormai passato. Quando l’uomo timidamente modificava il paesaggio per potersi sostenere. A differenza delle altre zone, quella nord risulta essere ben differente dagli stereotipi a cui siamo abituati. Non ci sono bar, chiriguitos, discoteche nè sdraie e ombrelloni per ripararsi dal sole cocente dell’estate.
Questa parte del litorale è un susseguirsi di rocce e scogliere alte anche 200 metri. Per gli amanti delle feste o del mettersi in posa con il costume appena acquistato forse non è la miglior opzione per arricchirsi di likes sule reti sociali. Ma per chi ama la forza bruta e selvaggia della natura la costa nord è uno dei migliori posti dove poter ammirare l’incessante lavoro delle forze del mare e del vento.
Santa Agnés
Allontanandosi dagli agglomerati turistici, perduta in una spianata chiamata Corona, si trova l’urbanizzazione di Santa Agnés. Un nucleo di piccole dimensioni dove un’antica chiesa, un paio di bar ristoranti ne conformano il centro solcato appena da tre strade. Tutto intorno regna un paesaggio antico e aspro oggi dichiarata zona protetta. Case circondate da piantagioni di mandorli, aranci, limoni e terra. Arrivare a Santa Agnés è un po’ come tornare indietro di 50 anni quando Ibiza non era ancora invasa da cemento e turismo massificato.
In pochi minuti d’auto, proseguendo per Sant Mateu e seguendo le indicazioni, si arriva al parcheggio della Cala d’Albarca. Da qui inizia un cammino di terra ferito dal sole e violenti temporali il quale scende alla baia d’Albarca nascosta da una folta vegetazione di pini marittimi.
Scendo dal furgone, preparo lo zaino e mi accingo a percorrere il sentiero.
Natura e basta
Durante il tragitto apprezzo l’odore del mare mischiato a quello dei pini. Dovuto al forte vento dei giorni passati posso ascoltare il fragore delle onde che di tanto in tanto rompono il silenzio. Nonostante gli odori ed i suoni, le fronde degli alberi non mi permettono di capire chiaramente cosa mi aspetterà una volta arrivato in fondo. Così mi focalizzo sul paesaggio a corta distanza.
La vegetazione ricopre con frenesia l’intera baia composta da piccole piante, rampicanti, felci e olivi isolati alternati da grandi alberi che dominano l’intero paesaggio. Indizio che qui l’aria è più fresca e umida. Scendendo poco a poco alle mie spalle si ergono alte pareti di roccia intervallate da vari terrazzamenti costruiti chissà quando. Sono strutture che si reggono senza l’aiuto del cemento le quali mi fanno pensare che siano di parecchi decenni fa.
Chissà la baia un tempo era forse un area verde di pascolo e coltivo di pastori e contadini? Immerso nei miei pensieri fantasticando di come poteva essere un tempo questa zona ripulita dalla vegetazione, all’improvviso mi si apre uno scorcio di panorama.
Rimango ad ammirare l’immagine che finalmente gli alberi mi concedono. In lontananza un’immensa scogliera che rientrando con una gran curva si tramuta in una serie di rocce giganti che fronteggiano il mare caricato da onde di notevole forza.
Paesaggio preistorico
L’immenso paesaggio della cala d’Albarca è un angolo di paradiso dove il verde e l’azzurro ti lasciano senza fiato ma che al tempo stesso ti ammoniscono e ti ricordano che il mondo andrà avanti anche senza di noi. Assetato nel vedere dove termina la strada in pochi minuti arrivo a destinazione. La vista che mi si apre entra con forza nei miei occhi.
Il cammino termina proprio in fronte ad una conformazione tanto curiosa quanto spettacolare. Un ponte di pietra abbastanza robusto da poterlo attraversare, sotto il quale le onde si rompono su una parete di 10 metri di altezza di chissà quale epoca passata. La scogliera a picco sul mare è accompagnata in lontananza da rocce ciclopiche che si lasciano colpire con forza dalle onde. La pietra su cui cammino, modellata da un antico mare, a tratti tagliente rafforzano la sensazione che mi trovo in un passato preistorico.
Affogo attonito nel panorama tanto spettacolare quanto rabbioso dove forse mancherebbero solo i dinosauri volando tra le rocce e il mare.
Gli alberi a picco sul mare mostrano la loro tenacia fronte alla crudeltà delle forze naturali che si susseguirono nel corso degli anni. Tempeste di mare, vento e sole cocente. Le onde incessanti si rompono contro la scogliera a strapiombo creando spruzzi di oltre 10 metri di altezza.
La formazione del ponte di pietra è ben conosciuta da chi ama esplorare l’isola a piedi e in base alla stagione potreste non essere soli a contemplare il paesaggio. Rimango diverso tempo ipnotizzato dal rumore costante delle onde, dalle raffiche di vento e dalla visione di un luogo tanto sperduto quanto meraviglioso.
Alcune persone arrivano dopo di me e rimangono anche loro a fotografare la zona per poi tornarsene indietro risalendo il sentiero. Io no.
Io voglio vedere da vicino e percorrere l’intera baia e capire se costeggiando il mare, si apre un sentiero che mi porti dall’altra parte della scogliera che vedo in lontananza.
Cosa mi aspetta lungo la costa di questa baia tanto meravigliosa e selvaggia?
Questa storia la potrete leggere prossimamente nel prossimo articolo.