Hai mai sentito parlare di Tabarca?
Con i suoi 1.800 metri di lunghezza e 450 metri di larghezza, si tratta dell’isola abitata più piccola della Spagna e si trova in provincia di Alicante, nella Comunità Valenciana. È conosciuta soprattutto per la biodiversità di flora e fauna, per le sue acque cristalline e per il suo ricchissimo patrimonio naturale e culturale.
Come arrivare all’isola di Tabarca?
Arrivare all’isola di Tabarca è semplice, bisogna raggiungere la città di Alicante o quella di Santa Pola, che si trovano a circa 12 km dall’aeroporto rispettivamente verso nord Alicante e verso sud Santa Pola. Entrambi i porti offrono diverse opzioni per raggiungere Tabarca con prezzi sono simili tra loro. Solitamente, conviene prendere l’aliscafo da Santa Pola perché è più vicino e anche più economico: un biglietto di andata e ritorno nelle varie imbarcazioni costa circa 10€ e il viaggio ha una durata di 20-25 minuti. Ad Alicante invece il prezzo è di circa 20€ e la durata di un viaggio di un’ora. Io ho scelto di prendere l’aliscafo Crucero Skontiki da Alicante, avendo prenotato l’hotel ad Alicante.
Cosa visitare a Tabarca?
Tabarca è una piccola isola e si può visitare facilmente in un giorno, ma se vuoi goderti le sue spiagge in tutta tranquillità, ti consiglio di rimanerci almeno due o tre giorni. L’isola si divide in due parti principali: la parte abitata, composta principalmente da casette, alloggi turistici, ristoranti ed una cattedrale e la parte più naturale e selvaggia, denominata “il campo”, poiché era lì che si provava a coltivare l’arida terra per poter la sussistenza degli abitanti del villaggio.
La città ha una forma abbastanza particolare dovuta alle sue origini: difatti Tabarca veniva utilizzata anticamente, nel 1400, come roccaforte per proteggere Alicante dalle incursioni dei pirati. Nel 1760 si cominciò ad edificare, ma il progetto molto costoso non venne mai portato a termine. La parte abitata è circondata dalle mura che dovevano proteggerne i suoi abitanti e anche la chiesa presenta un dato molto curioso: ha una porta sospesa nel nulla. Per accedervi, bisogna utilizzare una pedana o una rampa, era un sistema che serviva per evitare che i pirati entrassero dentro il rifugio dei cittadini, la Chiesa stessa.
I primi abitanti ufficiali dell’isola, i quali diedero anche il nome a quest’ultima, erano nientedimeno che italiani. Un gruppo di genovesi, prigionieri di guerra e riscattati da Carlos III nel 1768 proprio dall’isola di Tabarka, in Tunisia. Per questo motivo venne dato pressoché lo stesso nome alla piccola isola, la nuova casa dei prigionieri liberati che si trasferirono alla Nuova Tabarca con le famiglie e dando i loro cognomi italiani a tutti i futuri abitanti dell’isola: Manzanaro, Pitaluca, Ruso, Chacopino, Luchoro e Chapaprieta.
Dove dormire sull’isola di Tabarca?
Se vuoi visitare Tabarca durante il periodo estivo ti conviene prenotare abbastanza prima: l’isola è molto piccolo per cui anche il numero di hotel, b&b e alloggi turistici è ridotto. Ci sono varie categorie di hotel, se prenoti in tempo avrai una scelta abbastanza varia. Un’alternativa in caso non riuscissi a trovare un alloggio in alta stagione, è tornare nella costa ed alloggiare a Santa Pola o ad Alicante.
Dove mangiare sull’isola di Tabarca?
Tabarca, come il resto della Comunità Valencia, è famosa per i suoi ottimi piatti a base di riso. In particolare nell’isola si può mangiare dell’ottimo caldero, un riso a base di pesce della zona, chiamato gallina ed anche del buonissimo pesce fresco. Vicino al porto tra il centro abitato ed il campo ci sono vari ristorantini uno più buono dell’altro. Io ho scelto il ristorante Mar Azul, con un ottimo menù a base di pesce con un tocco gourmet: per iniziare ci è stata portata un’insalata di mare con caviale, in seguito una seppia ripiena di marmellata di pomodoro e accompagnata da un uovo di quaglia, tipiche salsine da spalmare sul pane (come l’alioli), un caldero per due e per finire un’ottima sangria e frutta fresca. Il personale è stato molto gentile e il servizio impeccabile, ci ritornerei senza dubbio!
Fare snorkeling nell’Isola di Tabarca
Ogni anno migliaia di turisti visitano questa piccola isola della Costa Blanca e proprio per la grande affluenza di persone in uno spazio così piccolo c’è il rischio che il suo patrimonio possa essere deturpato. Per questo motivo le entità turistiche del posto stanno cercando di promuovere un turismo responsabile, basato sulla conoscenza e sul rispetto della natura e dell’ambiente. Un esempio di ciò è il modus operandi dell’associazione Posidonia Ecosports, con cui ho avuto il piacere di realizzare un tour dell’isola.
Innanzitutto al nostro arrivo ci hanno spiegato cosa è possibile fare e cosa no nell’isola. Essendo una riserva naturale ci sono varie cose da tenere in considerazione ed è bene conoscerle. Ogni responsabile del tour è un biologo marino, per cui le spiegazioni sono dettagliate e realizzate da persone più che competenti. Nel nostro caso è stata la simpaticissima Mercedes ad accompagnarci.
Ci ha spiegato che non è possibile raggiungere gli isolotti presenti vicino le coste dell’isola: difatti sono i nidi di molti uccelli e la presenza dell’uomo potrebbe costituire per loro una minaccia, per cui li farebbe scappare. Un altro divieto è quello della pesca: difatti è possibile pescare solo con metodi di pesca tradizionale e sostenibile usati dai pescatori locali. Le immersioni subacquee con la bombola, invece, possono farsi solo se diver esperti e con una autorizzazione speciale che va richiesta precedentemente.
D’altro canto, lo snorkeling si può praticare senza alcuni tipo di limitazioni ed è molto facile vedere, anche molto vicino alla riva, delle specie uniche o rare, tipiche di Tabarca. Infatti, un altro primato che ha Tabarca, oltre a quello di essere la più piccola isola abitata della Spagna, è quello di ospitare la più antica riserva marina della Spagna, che risale al 1986 con i suoi 1400 ettari. Le specie che si possono trovare sono davvero tantissime, ma la cosa più particolare e tipica della zona è proprio la Posidonia oceanica e le sue grandi praterie subacquee. Si tratta di una pianta originaria della terra che si è spostata progressivamente al mare: non è quindi un alga ed essendo formata da cellulosa non si può decomporre finché non arriva sulla terraferma, per questo motivo si mantengono immense praterie sotto l’acqua che circonda l’isola.
Mercedes si è immersa insieme a noi, spiegandoci nel dettagli ogni specie che incontravamo durante l’attività di snorkeling. È stata davvero un’esperienza divertente ed interessante che ci ha permesso di scoprire una parte dell’immensa biodiversità marina della riserva. C’è stata fornita l’attrezzatura adeguata (scarpini, muta, maschera e tubo) e abbiamo scattato anche qualche foto con la macchina fotografica subacquea di Posidionia Ecosport che ci sono state inviate in giornata. Inoltre dopo l’immersione ci ha fatto fare un tour dell’isola spiegandoci la sua storia e le sue origini. Consiglio assolutamente questa esperienza!