Un giorno da turista a Málaga ai tempi del Covid-19

Qualcuno l’ha già definita “La Città Riconquistata”.

Málaga, nell’estate del Covid-19, ha detto addio agli accessi del turismo di massa per riaprire (finalmente) il centro storico ai locali.

Le esse smangiucchiate e le aspirazioni del dialetto riecheggiano, felici della novità, tra le strade di una città che stava iniziando a soffrire le controindicazioni ovvie della visibilità internazionale.

È il 15 Agosto; E, a dirla tutta, fa un po’ strano pensare che proprio oggi sarebbe dovuta iniziare la Festa Grande della città: quella Feria de Agosto che avrebbe reso lento e difficile il transito per le vie del centro, riempiendole fino all’orlo di donne in abiti di flamenco, lanternine colorate e visitanti rubizzi del Nord Europa. Oggi è il leit motif sospirato sulle bocche della gente; il “ma ci pensi?” di chi ancora non ci crede, che a quest’ora avrebbe potuto avere sulle labbra il sapore del Cartojal (il vino dolce realizzato appositamente per la manifestazione) e nelle orecchie la monotonia in tre terzi della musica delle sevillanas. Aperta dai fuochi d’artificio, sarebbe iniziata oggi la settimana più attesa, quella in cui le fatiche della quotidianità sarebbero finite temporaneamente nell’oblio.

A ricordarlo c’é una mostra all’aria aperta nella centrale Calle Larios, in cui la storia della manifestazione (instaurata in realtà per commemorare la riconquista della città da parte dei Re Cattolici nel 1487)  si rivive nei cartelli delle sue diverse edizioni. All’imbocco della strada, i barili fucsia del suddetto Cartojal hanno rimpiazzato il motto “estoy de muerte, my friend!” (“Sono buonissimo, my friend”) con il più appropriato “stay safe, my friend”, che suona, in fondo, un po’ come un “a presto”.

Sulle vetrine dei negozi di moda flamenca campeggiano annunci di vestiti di marca liquidati a prezzi surreali di 77 euro l’uno (in genere superano facilmente i 150). Nei bar dove camerieri sudatissimi avrebbero faticato non poco a tenere a bada le miriadi di persone in cerca di un tavolo, oggi trovi posto anche senza prenotazione.
E, nonostante tutto, Málaga resta una città viva.
Molto viva, di fatto. O almeno così direbbe chi non ha idea di come l’avrebbe trovata in un 15 Agosto “normale”. E proprio per questo, ne sono convinta, se ne innamorerebbe ancor di più.
Se visitate Málaga oggi non ci troverete il chiasso degli addii al nubilato, le gite scolastiche, le guide giapponesi ombrellino-munite o le sbronze esagerate di una movida fuori controllo. Al contrario, riscoprirete l’ospitalità e la sicurezza di una cittadina da sempre aperta al mare e allo straniero; Una cittadina che, pur nello shock di vederla ritirare i tavolini esterni dei locali all’una di notte di un Sabato “che sarebbe stato di Feria” si è paradossalmente riappropriata della sua più profonda identità iberica.

Per questo è paradossalmente proprio adesso il miglior momento per visitarla. Tra arte, mare, storia e gastronomia, il Capoluogo della Costa del Sol vi offrirà sempre una ricca varietà di proposte adatte a tutti i gusti e le esigenze. É solo in questo particolare periodo storico, però, che potete godervele con la tranquillità necessaria, senza gli overbooking negli hotel e gli aumenti proibitivi dell’alta stagione.

Io l’ho fatto. Durante un giorno intero mi sono improvvisata esploratrice della mia città adottiva, saltando senza sosta da un’attività all’altra con il preciso intento di mostrarvi come si vive il turismo a Málaga nel mezzo di una pandemia. Ecco com’è andata.

COSA C’È DA SAPERE

Prima, però, una dovuta premessa: se avete intenzione di organizzare un viaggetto da queste parti nel prossimo futuro, ci sono almeno tre cose che dovete assolutamente sapere:

  • In Andalusia la mascherina è obbligatoria SEMPRE, sia all’interno che all’esterno e indipendentemente da quanta distanza c’è tra voi e le altre persone. La multa per chi non la indossa è di 100 euro, e i controlli visivi ad opera della polizia sono costanti. Se la dimenticate (o se volete prenderla “con filosofia” fingendo che sia un accessorio fashion come un altro) sappiate che ne vendono di coloratissime – e a buon prezzo – praticamente in tutti i negozi di moda e souvenir del centro.
  • In Italia è stato da poco introdotto l’obbligo di tampone per chi rientra da un viaggio in Spagna, per cui informatevi bene presso il vostro comune prima di prendere l’aereo!
  • Sono state appena approvate nuove misure di contenimento del Covid-19 su tutto il territorio spagnolo, come il divieto di fumare all’aria aperta in mancanza di distanza di sicurezza e l’obbligo di chiusura di discoteche e locali notturni. I ristoranti, a loro volta, devono chiudere all’una di notte. Niente panico, però: come leggerete, le attività che potete fare sono lo stesso tantissime…
 

9.45h: COLAZIONE ALL’ANDALUSA

Il mio itinerario inizia con la colazione… e un cambio di programma! Avrei voluto farla a La Recova, in assoluto uno dei miei locali preferiti a Málaga (nonché uno dei meglio recensiti su TripAdvisor). Segnatevi l’indirizzo: é in Pasaje Nuestra Señora de los Dolores de San Juan, 3.
Si tratta di un negozio di antiquariato dal sapore vintage, al cui interno è stato ricavato un bar. Le sue colazioni tradizionali – famosissime tra la gente del luogo – costano 2,10 euro l’una e comprendono (oltre al caffè) una vasta gamma di salse e salsine con cui accompagnare il pane cotto nel forno a legna. È soprattutto l’ambiente, però, a fare de La Recova un posto unico in città: qui ogni tavolo è diverso dall’altro, e alcuni sono stati addirittura ricavati da antiche macchine da cucire. Le pareti, poi, sono ingombre di quegli oggetti d’artigianato che non fatichi a contestualizzare nelle case dei nonni andalusi e che, purtroppo, rischiano di soccombere alla produzione in serie. La cosa migliore è che li puoi comprare: dalla sala in cui si mangia si accede, infatti, direttamente al negozio attiguo, dove non è difficile imbattersi in pezzi unici e vere e proprie chicche artistiche.

Quello che non io avevo calcolato è che il 15 Agosto – Feria o non Feria – rimane pur sempre un giorno festivo. Così mi ritrovo la serranda de La Recova desolatamente chiusa.

Poco male. Per fortuna i bar in cui godersi una buona colazione a basso prezzo, nel centro di Málaga, non mancano.

Ripiego su Santa Canela, a pochi metri di distanza, che si caratterizza per la varietà di miscele di caffè disponibili. Scelgo l’etiope, e l’accompagno – come fanno i malagueñi D.O.C – da una fetta di pane tostato condita con olio e pomodoro (la troverete sui menù come pitufo o mollete, a seconda del tipo di pane utilizzato). È in assoluto la colazione più comune in Andalusia: rigorosamente salata e sostanziosa quanto basta a tappare lo stomaco fino all’ora di pranzo, che qui è attorno alle tre.

A proposito di colazione, lo sapevate che a Málaga hanno un modo tutto loro di denominare i caffè? Ne esistono tantissime varietà, che si differenziano l’una dall’altra per la quantità di caffè e di latte che troverete nella tazza. Ciascuna di esse ha un nome specifico, che non si utilizza (e tantomeno si comprende) in nessun’altra parte del territorio spagnolo.

Vi lascio qui sotto una piccola guida scaricata da Internet, semmai vi dovesse servire.

Tornando a Santa Canela, il rispetto delle misure igieniche è impeccabile: i tavolini all’aria aperta sono debitamente distanziati e, su ognuno di essi, è affisso un piccolo codice QR che permette di visualizzare il menù da cellulare. L’olio, così come il sale, viene servito in un apposito contenitore monodose in plastica, che verrà gettato dopo l’uso.

10.30h: MUSEO THYSSEN

Dopo essermi ricaricata di energia, è il momento di andare alla scoperta delle tante meraviglie che Málaga ha da offrire.

Città natale di Pablo Picasso, negli ultimi anni è passata dall’essere un semplice punto di passaggio per i viaggiatori diretti in altre località andaluse a consolidarsi come meta turistica di prima scelta, in grado di attrarre viaggiatori benestanti di qualsiasi nazionalità. Ci è riuscita puntando innanzitutto sul turismo d’arte, nel contesto di un modello di riqualificazione urbana che è stato lodato a livello globale.

Dalla rinascita del quartiere del Soho (un tempo malfamato), attraverso la Street Art, fino alla creazione e valorizzazione degli spazi artistici, il marchio “Málaga” oggi non evoca più soltanto spiagge e odore di crema solare, ma anche e soprattutto cultura.

Sarebbe impossibile pensare di visitare i suoi oltre 40 musei in una sola giornata. Decido, perciò, di cominciare dal Thyssen, dove, oltre alla collezione permanente, si possono ammirare oggi due mostre temporali di altissimo livello: Toulouse Lautrec e il Circo (visitabile fino a Settembre) e “Máscaras” (fino al 10 Gennaio 2021) che, sfruttando un concetto di stretta attualità in un mondo in cui siamo costretti a coprirci la faccia, analizza il modo in cui sono state interpretate le maschere nell’arte moderna attraverso opere di Goya, Modigliani, Picasso e De Chirico, tra gli altri.

Sulle pareti del museo ci sono dei codici QR mediante i quali si possono scaricare depliant e audioguide direttamente sul cellulare. Dispenser di gel idroalcolico sono collocati non solo all’ingresso e nei bagni, ma anche davanti agli ascensori, il cui utilizzo – limitato a un sola unità famigliare per volta – è comunque sconsigliato.

Se vi fermate a Málaga più di una giornata vi consiglio di visitare anche il Museo Picasso, il Museo di Málaga, il Centro di Arte Contemporanea e il  Museo Russo (nella zona Ovest della città). Tra le gallerie indipendenti, non perdetevi La Casa Amarilla in calle Santos e il Taller Gravura (guarda caso, adiacente a La Recova).

La Domenica l’accesso ai musei è gratuito nelle ultime ore di apertura, ma preparatevi ad affrontare lunghe file (Ebbene sì: anche in questo periodo)

11.45h: I BAGNI ARABI

La cultura stanca. Così, all’uscita del museo, decido di premiarmi con un po’ di relax al Hamman Al Andalus: i bagni arabi della città, che ricreano una parte importante del passato musulmano della regione.

Per semplificare potrei definirli come una sorta di SPA in stile moresco, in cui candele, tende, azulejos e musica ambientale di matrice etnica si incaricano di regalarvi un’atmosfera veramente unica. Io ci sono andata da sola, ma consiglio l’esperienza soprattutto alle coppie, per l’ambiente estremamente romantico ed intimo in cui riesce ad immergervi, pur in presenza di altre persone.

É consigliabile prenotare in anticipo tramite il sito web, dove potrete scegliere l’orario tra quelli ancora disponibili (la capienza é limitata) e la tipologia di servizio che preferite. Io ho scelto l’opzione più economica, Emerge, che costa 34 euro e non comprende nessun tipo di massaggio.

All’entrata è disposto un tappetino disinfettante su cui strofinare le scarpe, oltre al quale mi accoglie un receptionist molto gentile. Controlla che la mia prenotazione sia in ordine e mi misura immediatamente la temperatura: se avessi la febbre, non potrei entrare.

Per fortuna, pare che nemmeno gli sbalzi termici causati dall’aria condizionata “temperatura siberia” sugli autobus malagueñi abbiano per ora intaccato la mia salute. Così, mi mette al polso un bracciale che permette al personale di sapere qual è il mio orario d’entrata: dal momento in cui metterò piede nell’edificio, avrò infatti un’ora e mezza di tempo per usufruire dei servizi dell’hamman. Un’addetta verrà a chiamarmi non appena sarà scaduta la mia sessione.

Ho già addosso il costume, quindi non ho bisogno di comprarlo. Chi non ce l’avesse, ha invece la possibilità di acquistarlo sul posto.

Dopo avermi spiegato “le regole del gioco”, il receptionist mi fornisce un asciugamano e un paio di babbucce da indossare sulle scarpe nel tragitto fino allo spogliatoio femminile. Una volta lì, lascio borsa, abiti, calzature, babbucce e mascherine nell’apposito armadietto. È proibito scattare foto e usare il cellulare, cosa che del resto sarebbe del tutto inutile, vista la totale assenza di segnale nella parte bassa dell’edificio (che ha in totale tre piani). Dal momento che la capienza è limitata, si riescono a rispettare in ogni momento e senza fatica le distanze di sicurezza con le altre ragazze presenti, che non sono mai più di 4 o 5 in tutto.

All’uscita dello spogliatoio, un’addetta con mascherina ffp2 mi spiega che posso muovermi per tutto l’hamman scalza, e mi invita a farmi la doccia prima di accedere al resto della SPA. Dopo di che, mi illustra brevemente le strutture disponibili. Mi consiglia di cominciare con un bagno in una delle piscine termali con acqua tiepida, per acclimatare il corpo. Ce n’è una, molto grande, al piano inferiore e una, più piccola, al piano superiore. Anche in questo caso, è facile rispettare il distanziamento sociale, dal momento che gli altri visitatori – quasi come per un tacito accordo – si dispongono volontariamente ciascuno ad un angolo diverso della vasca.

Dalla piscina con acqua tiepida passo a quella con acqua bollente, e da lì alla sala con le pietre calde, dove mi ritrovo completamente sola e posso rimanere distesa per alcuni minuti sulla struttura centrale. C’è un rubinetto con acqua fresca, nel caso in cui aveste bisogno di prendervi una pausa dalle alte temperature.

Mi dirigo quindi alla sala del vapore, che è molto piccola e ha solo due posti disponibili ai due estremi, molto distanziati l’uno dall’altro. Non resisto molto, per cui esco e – come consigliato – mi costringo ad entrare in una delle vasche con acqua gelata. Sembra difficile da credere, nella Málaga dei 40 gradi a Ferragosto, eppure è molto più facile adeguarsi all’acqua bollente che a quella freddissima – non a caso, quelle di acqua gelata sono le due vasche meno utilizzate in assoluto.

Finito il “ciclo” mi rilasso al piano di sopra, dove ci si può servire liberamente del tea in bicchierini usa e getta, e sorseggiarlo su comodi divanetti. Vi è anche una serie di olii aromatici per il corpo, ciascuno con le sue proprietà benefiche descritte su un pannello. Se scegliete un servizio che comprenda i massaggi, potete chiedere alla massaggiatrice di utilizzarne uno specifico a seconda del vostro gusto e delle vostre necessità.

Finisco la sessione alternando le piscine termali ad acqua tiepida fino a che, come mi era stato annunciato, l’addetta viene ad informarmi gentilmente che il mio tempo è scaduto.

Accompagnandomi allo spogliatoio, prende in consegna il mio asciugamano e me ne fornisce uno nuovo per la doccia. Sono disponibili degli specchi individuali con lavandino e phon, ciascuno dei quali munito di gel idroalcolico.

All’uscita, asciugamano e babbucce protettive vanno gettati in un apposito contenitore e verranno debitamente disinfettati prima di un nuovo uso.

13.45h: CHECK IN IN HOTEL

Se vi fermate in città per poco, è importante che la vostra “base operativa” sia in una posizione strategica, che vi permetta di ridurre al massimo gli spostamenti in taxi, auto o mezzi pubblici.

Per questo – e nonostante a Málaga ci viva – ho scelto in quest’occasione di alloggiarmi all’Hotel Room Mate Valeria, nel cuore della città e a due passi dal porto.

Rilassata come non mai, mi godo così una piacevole passeggiata tra Plaza de la Constitución (la piazza principale della città) e Calle Larios, e in meno di 10 minuti sono già in albergo, pronta ad effettuare il check in.

Nell’elegante hall mi accoglie una giovane receptionist, rigorosamente con mascherina e protetta da un divisorio in vetro. Dal momento che la maggior parte dei documenti d’identità nazionali (tra cui quello spagnolo) si presentano nel formato di una scheda elettronica dotata di chip, sul bancone è stato installato un piccolo scanner: basta inserire il documento perché i dati degli ospiti vengano registrati direttamente sul computer, senza  alcuna necessità di contatto.

Purtroppo, come tutti sappiamo, la carta d’identità italiana è in formato cartaceo, per cui la receptionist si vede costretta ad inserire i dati manualmente. Per mantenere alto il livello di protezione, fa abbondante uso di gel idroalcolico prima e dopo aver toccato il documento.

Non appena mi consegna la chiave, mi fiondo in camera a darmi una veloce rinfrescata. È una doppia a uso singolo che affaccia su un patio interno, silenziosissima e con il materasso in assoluto più comodo su cui io abbia mai dormito in vita mia.

Ci sono piccoli omaggi sparsi ovunque, dalle caramelle a forma di cuore fino alle bottigliette d’acqua in omaggio e persino un bollitore accompagnato da tazze, biscotti, zucchero, bustine di tea, camomilla e caffè solubile (sia decaffeinato che normale).

14.30h: PRANZO CON GLI ESPETOS!

Purtroppo non ho molto tempo per godermi le meraviglie dell’Hotel Room Mate Valeria, perché un tavolo prenotato a mio nome mi sta aspettando al Chiringuito El Cachalote, sulla spiaggia de La Caleta. Vorrai mica far attendere il cibo, no?

Il fatto è, ragazzi, che non si può visitare Málaga senza provare il piatto più tipico della sua ricca gastronomia: gli Espetos. Sono degli spiedini di sardine che vengono cotti alla brace in apposite barchette sulla sabbia, e sono semplicemente SPE-TTA-CO-LA-RI. I locali dicono che il momento migliore per gustarseli è “nei mesi senza R”, quindi Agosto è perfetto.

A dirla proprio tutta, i migliori (e i più economici) si trovano nel quartiere de El Palo, nel profondo Est della città: non a caso è proprio lì che sono nati!

Un itinerario intenso come quello che ho messo in piedi, però, rende impensabile potersi spostare dal centro, così ho deciso di gustarmeli in quello che – secondo me – è il chiringuito migliore della zona in cui mi muovo. Già che ci sono, li accompagno con altre prelibatezze locali come i boquerones en vinagre (acciughe marinate in aceto) e una buona frittura di pesce, godendomi la vista sul mare.

Anche a El Cachalote, il menù é accessibile tramite un codice QR affisso al tavolo e le distanze tra i commensali sono rispettate a dovere. L’affluenza, invece, è quasi a livello pre-CoVid: non c’è un solo tavolino libero e, per quanto i camerieri facciano del loro meglio per soddisfare tutte le richieste, le attese sono un po’ superiori alla media.

Sono proprio questi piccoli imprevisti a farmi capire quanto sia, in realtà, difficile, il compito di organizzare viaggi.

Ho prenotato un’escursione in catamarano alle 16, credendo che pranzare alle 14.30 mi avrebbe dato tutto il tempo per raggiungere agevolmente l’imbarco. L’ora di punta, però, non l’avevo proprio considerata.

Morale: dopo aver strisciato la carta di credito, mi ritrovo a dover correre come una pazza verso il Muelle Uno (il porto della città). Ci arrivo trafelata, alle quattro e due minuti, giusto in tempo per vedere l’imbarcazione Mondo Marino levare gli ormeggi.

Lo sprint, a questo punto, diventa degno di una centometrista. “Aspeeeettateee, aspeeeeettateeee”, urlo come una disperata all’equipaggio, mentre perdo persino una scarpa (cosa molto poco igienica, di questi tempi) nel tentativo di raggiungere la barca in partenza.

“Ho una prenotazione” riesco a biascicare con il filo di voce che mi è rimasto. La signora dell’equipaggio è un po’ contrariata, ma mi fa il grandissimo favore di ributtare la cima per farmi salire a bordo in extremis.

“La prossima volta sii puntuale”, mi redarguisce, in barba a tutti gli stereotipi sul ritardo cronico degli andalusi.

16h: ESCURSIONE IN CATAMARANO

Mundo Marino non è l’unico catamarano che parte dal Muelle Uno per portarvi in escursione attraverso la baia di Málaga. Io, per esempio, avevo già provato il Fly Blue.

Il prezzo è lo stesso (12 euro per un’ora di navigazione), ma riscontro subito alcune differenze.

Tra i lati positivi, Mundo Marino si spinge un po’ più al largo di Fly Blue, arrivando in linea d’aria oltre la spiaggia di Sacaba. Inoltre, mi offrono la consumazione, mentre su Fly Blue l’avevo dovuta pagare a parte.

D’altro canto, Fly Blue è più grande e offre migliori inquadrature per le foto. In ogni caso, qualsiasi imbarcazione scegliate, l’esperienza vale decisamente la pena. Personalmente la parte che apprezzo di più è il ritorno, quando lo skyline di Málaga inizia ad affacciarsi all’orizzonte permettendoti di distinguere chiaramente alcuni tra i suoi simboli più iconici, come la fortezza araba dell’Alcazaba o l’inconfondibile e maestuosa torre della Cattedrale.

Oggi il mare è particolarmente agitato, e mi regala una doccia fuori programma che un po’ mi fa sentire al Lunapark. Quasi a voler amplificare l’effetto “avventura”, poco dopo un canadair sorvola l’imbarcazione planando a pochi metri di distanza per fare rifornimento d’acqua: uno spettacolo a suo modo affascinante a cui spero, però, che nessuno di voi si ritrovi ad assistere.

Non serve certo che ve lo dica io: se c’è un canadair significa che in giro c’è un incendio, e tutto è, fuorché una notizia di cui ci si possa rallegrare.

17.05h: MUSEO POMPIDOU

Sbarcare al Muelle Uno mi offre il pretesto perfetto per passeggiare in una delle zone che più amo della città. Fino a relativamente pochi anni fa, qui al porto non c’era niente: tutt’al più qualche topo e un veliero antico riconvertito in locale notturno per le feste Erasmus. Vi assicuro che non avrei voluto ritrovarmici di notte da sola.

Per questo non finirò mai di meravigliarmi, osservando cos’è diventato oggi: un lungomare asfaltato che collega il punto di arrivo delle navi da crociera al centro storico dando il migliore dei benvenuto ai visitatori. Il porto oggi è una zona chic in cui troverete ogni sorta di negozi, ristoranti per tutti i budget, spazi artistici, giardini ed intrattenimenti per bambini. Ci sono dei bagni pubblici spaziosi e molto puliti, diffusori di acqua per dare sollievo nei pomeriggi torridi, e una musica chill out costantemente in filodiffusione. È anche frequente trovarvi dei musicisti che suonano all’aria aperta, allietando ulteriormente l’atmosfera.

Dal momento che tende ad essere una zona molto frequentata, in questi tempi pandemici sono stati istituiti dei percorsi preferenziali per regolare il traffico tra chi arriva dal centro e chi al centro si dirige, segnalandoli con apposite indicazioni sul suolo. I numerosi vigilanti fermano i più distratti per invitarli a seguire le direttive.

Tra le tappe da non perdere lungo la passeggiata sul Muelle Uno ci sono la farola (il faro di Málaga, uno dei pochi – se non l’unico – in Spagna ad avere nome femminile), la piccola cappella del XVIII secolo e Il museo Pompidou: la prima sede extra-francese del famosissimo centro artistico, caratterizzata architettonicamente dal gigantesco cubo colorato che è già diventato un simbolo della città.

Al momento c’è una mostra davvero imperdibile, che ripercorre 100 anni di arte spagnola da Miró a Barceló, con opere di alcuni tra i più grandi artisti contemporanei degli ultimi tempi, come il catalano Antoni Tapies.

All’ingresso troverete del gel idroalcolico e una receptionist pronta a darvi tutte le informazioni che desiderate dietro al solito divisorio protettivo. Prima di accedere alla biglietteria, verrete invitati a posizionarvi davanti ad una telecamera per la rilevazione della temperatura corporea. Anche qui, come al Thyssen, depliant ed audioguide sono stati eliminati per motivi igienici. In questo caso, però, non ci sono codici QR per scaricarli sul cellulare, bensì pannelli esplicativi in due lingue (inglese e spagnolo) affissi alle pareti dell’edificio.

18.30h: RELAX IN HOTEL

Dopo la passeggiata, la visita al museo e l’overdose di sole e vento a bordo del catamarano, la stanchezza inizia a prendere il sopravvento.

Torno al Room Mate Valeria, mi ri-infilo il costume, e cerco la soluzione sulla terrazza panoramica dell’hotel, dove c’è una piccola piscina ad uso esclusivo dei clienti.

Gli asciugamani vengono forniti direttamente dal ragazzo del bar, previa identificazione con il numero di stanza. Dopo di che, vanno rispettate alcune regole fondamentali: si entra in piscina solo dopo essersi fatti la doccia; non si può entrare in piscina se è già occupata da altre persone; e non si possono usare i lettini segnalati con un cartello di “divieto”, così da rispettare una distanza di almeno due metri tra i clienti.

Oltre a godere di una splendida vista sul porto della città (e su parte della cattedrale), mi entusiasmo facilmente per la comodità dei lettini e la gradevole brezza che mi sfiora la faccia mentre mi ci distendo: era quello che mi ci voleva.

Meno di cinque minuti dopo sono già nel mondo dei sogni, immersa in un’andalusissima (e benedetta!) siesta pre-serale.

20.30h: CENA AL PIMPI

Mi risveglio un po’ affamata, il che è perfetto perché per cena ho prenotato a El Pimpi: in assoluto uno dei locali più famosi di Málaga, con quasi 50 anni di storia. Nato come semplice enoteca in cui si serviva, tutt’al più, un po’ di prosciutto per accompagnare il vino dolce, ha guadagnato così tanta fama nel corso degli anni che oggi si espande su tre locali (due adiacenti e uno al Palo), un enorme spazio esterno, una gelateria e una rivendita di frutta e verdura di recente istituzione. Non tutti lo sanno, ma uno dei soci è nientemeno che Antonio Banderas, uno degli abitanti più illustri della città.

Il mio tavolo è (come speravo!) in una delle sale più caratteristiche ed antiche dell’enorme locale, caratterizzato dalle botti di vino firmate da tutti i personaggi famosi che, negli anni, l’hanno visitato.

Accompagnata da un piacevole sottofondo di musica flamenca, ordino un solomillo iberico in salsa di senape (tenerissimo!), un piatto di carciofi “a la montillana” e, per concludere, una meravigliosa  ed inusuale cheesecake fatta con il formaggio stagionato e servita con gelato e frutti di bosco. Al Pimpi, poi, non si può non ordinare un buon moscatel: il vino dolce per cui sono famosi sin dalla loro fondazione.

22.00h: TOUR GUIDATO

È stata una giornata intensa, ma manca ancora il pezzo forte.

Per digerire l’abbuffata al Pimpi, mi sono iscritta ad un tour guidato un po’ particolare. L’organizza l’associazione Málaga en el Corazón, che ha tra i suoi obiettivi quello di portare alla luce gli aspetti meno conosciuti della città attraverso diverse escursioni tematiche.

Avevo già partecipato ad un loro tour alla scoperta della street art malagueña, che mi aveva semplicemente folgorata. Questa volta ho deciso di seguire un itinerario molto diverso, mirato a farmi scoprire, invece, le leggende e le storie più misteriose del centro di Málaga.

Il punto d’incontro è in Calle Gaona, a pochi passi dal centro storico (esattamente a 7 minuti a piedi dal ristorante in cui ho cenato). Il gruppo si compone più o meno di una ventina di persone, quasi tutte locali e tutte munite di mascherina, correttamente indossata a coprire naso e bocca. La nostra guida è Sergio Calle Llorens, scrittore malagueño e collaboratore di Radio Nacional de España (l’equivalente della nostra RAI). Nelle due ore seguenti, Sergio ci fa strada attraverso alcune strade poco conosciute dei quartieri di San Felipe Neri, Capuchinos ed El Molinillo per parlarci non solo di presunte apparizioni spettrali e crimini messi a tacere, ma anche (e forse soprattutto) del passato meno noto di alcuni degli edifici a cui difficilmente avremmo altrimenti prestato attenzione.

Il suo obiettivo – ha dichiarato – era quello di spingere a guardare Málaga con occhi nuovi, e ci è decisamente riuscito.

Come vi dicevo, Málaga en El Corazón organizza continuamente tour tematici come questo. Se volete approcciarvi alla città in modo poco convenzionale, vi consiglio di dare un’occhiata alla loro pagina Facebook, dove pubblicano tutte le date e le informazioni relative agli eventi e alle modalità di partecipazione (in genere dovete soltanto confermare la vostra presenza via e-mail).