Vi racconto il mio “Inception”: Siviglia e i miei 6 anni d’amore

17 gennaio 2013, sembra ieri, davvero, non lo dico tanto per dire, sembra ieri, ma non lo è. Sono passati esattamente 6 anni e 5 mesi, tutto è immensamente diverso, io sono diversa, solo una cosa è uguale a quel 17 gennaio: la mia posizione geografica. Oggi come allora mi trovo in Andalusia, anche se non più a Siviglia, ma questa è un’altra storia; oggi come allora non so cosa aspettarmi dal futuro, anche se sono molto più stabile, ma la paura provata allora ha lasciato il posto all’amore, l’esaltazione di quei momenti ha ceduto il passo all’emozione.

Mi piace pensare al 17 gennaio come al mio personale Inception

Che c’entra Nolan, direte voi, c’entra sempre, dico io, e ve lo voglio spiegare. Il mio incontro con Siviglia ha significato tantissimo per me, ma soprattutto ha cambiato il mio modo di vedere le cose e da allora la me “italiana” non è stata più la stessa.

“Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? No, un’idea. Persistente, contagiosa…Una volta che un’idea si è impossessata del cervello è quasi impossibile sradicarla. Un’idea pienamente formata, compresa, si avvinghia dentro di noi, da qualche parte.”

Questo diceva Di Caprio in Inception, questo è quello che è successo a me, un’idea si è impossessata di me, l’idea di non poter più vivere felice lontana da Siviglia. Così è nato il mio inception, mese dopo mese, anno dopo anno fino a che, a gennaio 2016 non mi decisi a tornare. Ho ricominciato da zero, e ancora sto costruendo perché poi la vita, che decide sempre per noi, mi ha portata a Málaga, e oggi vivo tra le due città.

Il mese scorso passeggiavo con un’italiana da poco in città; in lei ho rivisto le mie paure e i miei dubbi e non ho potuto fare a meno di ripensare ai primi mesi di quel 2013. Non è stato amore a prima vista quello tra me e Siviglia, sia chiaro. I primi mesi di erasmus sono stati faticosi, per quanto fosse meravigliosa questa città non riuscivo ad abituarmi. Amici lontani, orari diversi, un dialetto incomprensibile. Stavo male e non riuscivo a godermi tutto quello che Siviglia mi stava offrendo.

L’importanza del linguaggio.

C’è un film che ho visto abbastanza di recente, ma non dirò quale perché sarebbe spoilerare buona parte di questo film, dove si parla dell’importanza del linguaggio, di quanto una nuova lingua cambi completamente il nostro modo di ragionare. Non posso che essere d’accordo, per sentirti bene in un nuovo paese devi conoscere la lingua, le sue sfumature, e nel mio caso il suo dialetto. Ogni nuovo passo con lo spagnolo mi ha permesso di amare di più questa città, fino al definitivo e folle innamoramento.

Dal perdersi al volersi perdere!

Nel 2013 mi ci sono voluti 3 mesi per trovare la strada più corta per arrivare in facoltà dal mio quartiere. Oggi conosco tutte le strade più brevi, ma scelgo sempre la più lunga. Prima avevo il terrore di perdermi (ed è successo così tante volte!) oggi spero ancora di perdermi, per ricominciare a sognare in queste strade ricche di storia.

Siviglia mi sfida e mi invita a vivere la vita che voglio io ogni giorno, è lei che ha scelto me, non io lei!

E allora ad altri 6 anni di amore, o 60 o 100, perché di una cosa sono certa, come dicono qui, tu puoi anche lasciare Siviglia, ma Siviglia non lascerà mai te!