Formentera è l’isola giusta anche per gli appassionati di storia e di archeologia. Lo avreste mai detto? Eppure, sulla strada che va dritta al faro di Cap de Barbaria, prima di arrivare, c’è una piccola sosta che potrebbe essere interessante.
Potete lasciare il vostro mezzo di trasporto nel parcheggio gratuito ben segnalato, e raggiungere a piedi facilmente un importante sito archeologico che risale all’età del bronzo (1600-1000 a.C.). Si chiama Cap de Barberia 1 e se vi intriga l’argomento ci sono anche Cap de Barberia 2 e 3, gli altri due punti di interesse archeologico.
Grazie al mantenimento e alla buona conservazione di questi ultimi, gli studiosi hanno potuto determinare come vivesse la società preistorica di Formentera.
Nei pressi dei due insediamenti, potrete ammirare anche un grandissimo albero di savina, – un tipo di ginepro marittimo – che è stato dichiarato albero di interesse culturale, sia per la dimensioni che per la longevità.
Negli ultimi anni si è cercato di proteggere quest’area dal turismo massiccio dei mesi estivi, infatti anche per raggiungere il faro, i veicoli vanno lasciati in questo parcheggio, per poi proseguire a piedi.
Spostiamoci adesso verso Es Caló, dove troviamo Can Blai.
Dalla strada principale che va in direzione La Mola, sulla destra, noterete un cartello rosa che indica come arrivare. Dopo pochi metri vi ritroverete davanti a una recinzione: i resti sono più recenti rispetto al precedente, sono infatti opera dei Romani e la fortificazione ( o meglio, quel che ne resta) che vi troverete davanti risale al III-IV secolo d.C.
Si trattava più che altro di una costruzione difensiva, come si deduce dalla tipica forma rettangolare.
Il passaggio dei romani è testimoniato anche dal ritrovamento di alcune monete d’oro a La Mola risalenti all’epoca di Costantino il Grande, ma molti reperti si trovano oggi nel Museo Archeologico di Barcellona.
E proprio ai romani si attribuisce la denominazione dell’isola: da frumentaria, l’isola del grano.
L’ultimo sito archeologico che visiteremo è Ca na Costa, chiamato dagli isolani “ reloje”, orologio, per la sua forma circolare, che fu scoperto nel 1974.
Si trova sulla strada che collega Es Pujols al porto della Savina; poco dopo aver lasciato il paesino, un cartello vi indica sulla sinistra dove girare per Ca na Costa. Se avete voglia di perdere 10 minuti, prendete il cammino sterrato: vi condurrà al sepolcro megalitico che appartiene al periodo 2014-1600 a.C.
Furono ritrovati al suo interno diversi materiali in ceramica, ossa, resti ornamentali e tracce di pietra focaia, inesistente sull’isola, il che fece dedurre rapporti con popoli esterni. La ricostruzione ha confermato che i resti appartenevano a 2 donne e a 6 uomini.
Nel libro Formentera Magica di Carlos Garrido, si narra la leggenda relativa a questo luogo ancora oggi molto suggestivo.
Il sepolcro megalitico di Ca na Costa merita dunque una sosta, perché è la testimonianza che già nel terzo millennio a.C. vi era la presenza di una popolazione stabile e continua sull’isola.
Vi consiglio di andarci al tramonto, quando il vicino stagno di Estany Pudent si tinge di rosso accesso e lo spettacolo è davvero incredibile: da una parte il sole che entra nel mare, dall’altra dei resti millenari che diventano rosa.