Storia, natura, gastronomia e relax: sono i punti cardinali di Xàtiva, un piccolo gioiello dell’entroterra Valenciano incastonato tra le alture e le distese infinite di vigneti.
Il verde abbonda in questa incantevole cittadina di circa 30.000 abitanti: lo sguardo si riposa tra i moltissimi alberi piantati nel centro urbano, l’aria è leggera e salubre, e tra un edificio colorato e l’altro è possibile scorgere in lontananza la boscosa collina sulla quale torreggia l’affascinante Castello. Ogni cosa è curata, i colori vivaci, l’atmosfera è lieve e armoniosa, complici la cordialità e l’ospitalità della gente del posto.
Passeggiando per il quartiere più antico, in pendenza tra le tante salite, percepisco all’istante il valore storico ed il carattere nobiliare della città, frutto delle tante, diverse dominazioni nel corso dei secoli, com’è accaduto a numerose altre località del nostro Mediterraneo.
Greci, Fenici, Arabi, Romani, Visigoti: ciascuno di questi popoli ha lasciato a Xàtiva i propri segni distintivi e indelebili, che oggi convivono in sintonia come tasselli d’un mosaico.
All’arrivo, una gentile guida mi chiede da dove provengo e, animato dall’amore per la sua città, si prodiga nel mostrarmi i traits d’union tra essa e l’Italia: apprendo così che Xàtiva ha dato i natali al pittore Jusepe de Ribera, vissuto a cavallo tra il XVI° e il XVII° secolo, conosciuto in Italia con lo pseudonimo “Lo Spagnoletto” e considerato nientemeno che il degno erede del Caravaggio.
Allo stesso modo, scopro anche che la città è stata per ben due secoli feudo dei Borgia, (in castigliano: los Borjas) una delle famiglie più potenti del Rinascimento, e patria dei Papi Callisto III e Alessandro VI. Sul sito dedicato al turismo locale, è possibile infatti programmare un piccolo itinerario sui Borgia, passando per i luoghi più emblematici dal punto di vista culturale: dalle statue dei due Papi erette dinanzi alla facciata della Colegiata Basílica de Santa María, la chiesa più importante della città e simbolo indiscusso della convivenza tra i diversi stili, la cui costruzione si è protratta per ben quattro secoli; l’antico Hospital Reial, bellissimo edificio tra l’ultimo gotico e il primo Rinascimento, costruito dal Re Jaume I come ospedale ed oggi sede di una mostra audiovisiva sui Borgia; Carrer Montcada, la strada più signorile e storicamente una delle principali, con palazzi urbani, conventi e residenze della nobiltà locale; Casa Artigues, la antica farmacia di Xàtiva con le sue ceramiche esterne in stile rococò; e, naturalmente, il celebre Castello.
Il mio viaggio lungo i secoli mi accompagna durante la salita, passando dinanzi al Museo archeologico del Almodí e al Museo di Belle Arti, e si ferma momentaneamente alle pendici del colle per l’ingresso in albergo: per il mio soggiorno, ho scelto l’Hotel MontSant, un antico monastero cistercense immerso nella campagna, dove tranquillità e relax costituiscono le parole chiave.
Le storiche mura da cui è cinto isolano i rumori della civiltà, rendendolo un luogo quasi segreto, con una vista privilegiata sulla città che si estende ai nostri piedi dalle incantevoli terrazze. Non di rado, magari dopo un tuffo in piscina, mi sono concessa qualche minuto di contemplazione dell’orizzonte, godendomi i placidi suoni della natura e l’aria limpida che, nonostante le temperature di Agosto, viene piacevolmente stemperata dal rilievo della collina.
Malgrado la situazione d’emergenza che l’umanità intera sta affrontando in questo delicato momento, all’Hotel MontSant è possibile permanere in sicurezza grazie alle nuove misure adottate, che consentono ad esempio di scaglionare in più turni separati i pasti degli ospiti, predisporre aree ragionevolmente distanziate a bordo piscina e dotare i clienti del set cortesia in busta sigillata all’ora del check-in. La serata può scorrere dunque serena durante la cena all’aperto, tra un calice di vino e un menù gourmet dai sapori delicati, in un ambiente intimo dalle luci soffuse.
Dall’hotel il percorso per il Castello è una dolce salita di qualche centinaia di metri, fatto di strade alberate e un paesaggio suggestivo che ho potuto ammirare all’ora del tramonto. Arrivata in cima, mi attende uno scenario spettacolare: una doppia fortezza che si erige su due differenti alture, tra la muraglia altomedievale e le molte torri, incorniciato dal verde e da un panorama mozzafiato.
Un’autentica perla del territorio valenciano dall’architettura imponente, nominata Bene d’interesse Culturale, dalle radici iberiche e romane sebbene non poche componenti siano in realtà di origine islamica e gotica. Diviso in Castell Major e Castell Menor, l’edificio si snoda tra scalinate di ogni sorta, salette da esposizione, belvedere e antichissime porte legate a fatti storici di grande rilievo, come ad esempio l’ingresso del Generale cartaginese Annibale e, successivamente, del Generale romano Scipione da quella che, oggi, viene per l’appunto chiamata Porta d’Aníbal, durante la Seconda Guerra Punica (218-209 a.C.).
Ascoltando l’audioguida, mi lascio condurre dalla mappa del Castello, non potendo fare a meno di osservare quelle mura intrise di storia e d’ingegno, mentre immagino conflitti, costumi e consuetudini della civiltà umana di quel tempo.
Oramai conquistata dall’eleganza di Xàtiva, nonché dalla sua profondità storica e culturale, non posso che perdermi ancora una volta tra i vicoli del centro, per esplorarne le tradizioni e l’aspetto gastronomico. Sfortunatamente, la pandemia ha impedito il regolare svolgersi di alcune mostre nonché del rinomato Mercato d’Agosto (la Fira d’Agost), famoso in tutta la Spagna, che si celebra dal 1250 e normalmente ha luogo nella bella Plaça del Mercat, attraendo gente da ogni dove ed allietando con le sue brillanti serate di spettacoli.
Ad ogni modo, smaltisco in fretta la delusione grazie alla scoperta della cucina locale: ho la fortuna di pranzare nel grazioso cortiletto interno del ristorante El túnel, un’esperienza eccezionale tanto dal punto di vista gastronomico quanto della cortesia e della professionalità, in un ambiente ricercato ma al tempo stesso accogliente. Infatti, non troviamo solo turisti tra i principali avventori del locale, il quale viene apprezzato anche dalle persone più anziane del posto, per la gustosità dei piatti e il rispetto della tradizione nonostante l’audace spinta innovativa. Sapori decisi come quello del queso manchego vengono sapientemente trasformati in una delicata mousse, il polpo fa esplodere di gusto le papille grazie alla giusta combinazione degli ingredienti, la classica fideuà di certo non manca e il vino rosado è di altissima qualità.
Se, invece, siete di ritorno verso la stazione dei treni, non fatevi sfuggire il Tipics, un locale dai piatti ben presentati, prezzi accessibili e personale preparato. Anche qui il gourmet si sposa bene con il cibo tipico, attraverso accostamenti interessanti come la salsa di aglio e mandorle servita con tartare di tonno fresco. Il pezzo forte? Indubbiamente l’arroz al horno nella variante di Xàtiva, presentato nella sua paella e cucinato col maiale, distinguendosi dalla tradizionale versione valenciana con pollo e coniglio.
Se avete voglia di una breve fuga (o, come si dice da queste parti: di una escapada) che sappia di storia e tradizioni profonde, se cercate un’alternativa al turismo balneare, non perdetevi Xàtiva e l’entroterra valenciano: troverete calore, fascino, buongusto e autenticità.
Qui è impossibile non sentirsi a casa!