Vivere a Mallorca ai tempi del coronavirus è sicuramente un evento straordinario per la storia di quest’isola che da sempre ha ricavato dal turismo nazionale e internazionale la sua principale fonte di ricchezza.
Dopo un confinamento di circa 70 giorni (dal 15 marzo al 24 maggio 2020) – nonostante avessi potuto mantenere un certo contatto con la natura, grazie al giardino che circonda la nostra casa – la prima cosa che ho apprezzato al poter tornare “libera” è stata quella di poter fare escursioni e visitare posti vecchi e nuovi, che ancora non avevo conosciuto.
In ogni caso, il ritorno alla vecchia realtà e alla mia routine, sono stati sconvolti dalle nuove regole e dalle misure preventive che sono entrate in vigore successivamente allo stato di allarme. Molte cose già non sarebbero state più le stesse, e forse, fino a prima di poterle vedere con i miei occhi, non mi ero nemmeno resa conto di tutto questo.
In realtà, nella mia famiglia, il tema coronavirus è stato da sempre vissuto in modo positivo, cercando di apprezzare il tempo che improvvisamente questo drammatico evento mondiale ci aveva restituito, per noi, per la nostra famiglia e la casa, proteggendoci da lui come da un virus ostile e incallito. Certo però che l’impatto che lo stesso avrebbe avuto a livello economico non ce lo saremmo mai potuto immaginare.
Infatti, quest’anno nel paese nel quale risiedo – che normalmente nel periodo estivo è preso letteralmente d’assalto da turisti di tutta Europa che qui si riversano per usufruire delle sue spiagge meravigliose e delle sue acque chiare e cristalline – è come se l’estate non fosse mai arrivata. Né i turisti che la stessa portava con sé. Nonostante la bella stagione, tutto è rimasto come bloccato al periodo della quarantena.
Il lungomare è praticamente deserto per la maggior parte del giorno e alla sera nemmeno una bancarella a ricordare che l’estate è arrivata, le spiagge che sempre brulicavano di scalpitanti corpi alla ricerca di una tintarella da rivista e di foto sul bagno-asciuga restano per lo più frequentate dai residenti della zona e tutte le attività intorno rimandano a ricordi di fine stagione, nel bel mezzo dell’alta stagione!
Con queste premesse, sabato ho deciso di dedicarmi un giorno in famiglia, con mio marito e i nostri bambini, nella zona sud ovest di Mallorca, per verificare in prima persona come il coronavirus ha cambiato Sant’Elm, una delle mie località preferite.
Alle 10.45 avevamo la barca dal molo del paesello, che ci avrebbe traghettati dopo 20 minuti di navigazione all’isola di Dragonera, considerata riserva naturale e Patrimonio dell’Unesco.
Faceva caldo, ma non troppo. Il tempo era perfetto per una escursione marittima e prima di salire sulla piccola imbarcazione, il gentile e allegro capitano (che ha vissuto vari anni a Firenze) si è apprestato a staccare i nostri biglietti ricordandoci che prima di salire eravamo obbligati ad indossare la mascherina.
Una volta arrivati a destinazione e scesi dalla barca, prima di arrivare al punto di partenza da cui si snodavano i vari sentieri di trekking, con la nostra mascherina sul viso, abbiamo incontrato un punto di igienizzazione dove il guardiano dell’isola ci ha invitati a lavare le mani. Da lì abbiamo iniziato la nostra gita e ritirato le mascherine nello zaino.
Il sentiero che abbiamo scelto era il numero 3 che con una passeggiata di circa un’oretta e un quarto ci conduceva fino al Faro di Llebeig, nella punta più a sud dell’isola.
La bellezza della natura che durante tutto il cammino ci ha circondati era incantevole, eravamo cento per cento fuori dalla civiltà umana, immersi nella macchia mediterranea, sospesi a qualche decina di metri dal mare.
Poter stare a così stretto contatto con la natura, tra noi e noi, condividendo il tragitto unicamente con le “lucertole” tipiche dell’isola (da cui il nome Dragonera) non aveva prezzo!
È stata una bella camminata, interrotta solo ogni tanto da pause di reidratazione e di rifocillamento. I bambini come noi erano entusiasti, nonostante il calore e la mancata possibilità di buttarsi a mare! Una volta arrivati al faro, poi, abbiamo mangiato il nostro pranzo al sacco, alleggerendo i nostri zaini e interagendo con le tipiche lucertole che incuriosite da noi umani si facevano avanti con la speranza di ricevere qualche briciola dei nostri panini.
Dopo una piccola siesta all’ombra del faro, ci siamo mossi per il ritorno che è stato più rapido.. forse per la voglia incredibile di fare un tuffo nel mare, che alla fine ci siamo concessi non appena abbiamo raggiunto la spiaggetta da cui sarebbe partita la barca del rientro, alle 15.50.
Sulla barca, dopo la ormai nota prassi della mascherina, i bambini erano così stanchi dalla passeggiata che si sono addirittura addormentati! Una volta arrivati a Sant’Elm, abbiamo deciso di andare ancora un po’ in spiaggia in attesa di un buon aperitivo.
Dopo quasi due ore di tuffi e risate in questo meraviglioso balneario mallorquino, ci siamo spostati nel piccolo budello del paese, dove tutto sommato c’era abbastanza gente seduta nelle terrazze dei bar, camminando “mascherati” verso casa dopo una giornata in spiaggia o ancora cercando un piccolo souvenir per gli amici più cari. Per il nostro aperitivo abbiamo scelto un locale dove non eravamo mai stati, “La casita del mar”.
Qui, dopo aver igienizzato le mani in un tavolino all’entrata, abbiamo bevuto qualcosa di fresco accompagnato dal pane con la salsa tipica ali e oli, pan cristallo con prosciutto iberico affettato al coltello e olive locali. Tutto squisito! Per la cena, invece, abbiamo deciso di andare al Ristorante “Es Raor”, da Pedro, un locale dall’ubicazione incantevole, giusto sopra al porticciolo da cui eravamo partiti alla mattina per Dragonera, direttamente di fronte al tramonto del Sole.
Anche qui si entrava con la mascherina e dopo essersi accomodati al tavolo si poteva ritirare. Per la nostra cena abbiamo scelto delle ortiche di mare fritte, un piatto tipico del ristorante, dei calamari pescati a mano e cucinati nella loro tinta, un hamburger di Angus e dei gamberi di Soller alla piastra con un’insalata fresca.
Una cena meravigliosa, migliorata anche dalla musica dal vivo del locale, in una cornice unica che ci ha lasciati un ricordo indelebile della giornata.
Senz’altro la stessa escursione prima del coronavirus, ci avrebbe visti circondati da molti più turisti, credo che – essendo un sabato – sarebbe stato addirittura difficile trovare un posto nella spiaggia per poter trascorrere il pomeriggio. In cambio, la mancanza del turismo degli anni passati ci ha dato la possibilità di poter trascorrere una giornata in piena temporada senza l’affollamento tipico di agosto. In ogni caso, in tutti i locali di Mallorca, si cerca di osservare le regole di prevenzione e sinceramente anche per la strada la maggior parte di gente indossa la mascherina oramai come un “must” inevitabile.