Parte 2/3
Il secondo giorno di visita alla città di Valencia comincia con una colazione nelle vicinanze del mercato centrale, curiosi di provare il “desayuno valenciano” ci ritroviamo a mangiare una “tostada con tomate y Jamón”, praticamente del pane tostato con pomodoro “grattugiato” e fettine di Jamón, accompagnato con del succo d’arancia (anche se non di stagione) e caffè.
Una colazione salata interessante, soprattutto per il pomodoro grattugiato che dà un gran sapore alla tosta.
Obiettivo della giornata è visitare la zona limitrofe alla Cattedrale aspettando l’appuntamento gastronomico con la paella, prenotata in un ristorantino appena fuori Valencia.
Ci arriveremo in bicicletta, anche se dalle informazioni che abbiamo ricevuto è possibile arrivarci anche in bus. Visto il periodo “Covid” ed i molti km di pista ciclabile che presenta la città di Valencia, abbiamo optato per l’utilizzo della bicicletta ed evitare mezzi di trasporto “chiusi”. Un po’ di attività motoria non fa male. Percorriamo Calle Caballeros da Plaza Tossal (centro del movimento notturno valenciano, attualmente sospeso) fino ad arrivare a Plaza de la Virgen. Impossibile sbagliarsi, sempre dritti.
Plaza de la Virgen, fulcro politico e religioso della Valencia antica
Entriamo nella Basilica per apprezzare la sua bellezza decorativa e ammirare l’immagine della Vergine degli Abbandonati alla quale i Valenciani rivolgono la loro devozione. Leggiamo qualche informazione in internet, perché non abbiamo trovato servizio di audioguida, e, anche in questo caso, ci promettiamo di tornare, magari con una guida turistica, per approfondire la storia e l’arte di questo edificio religioso.
Plaza de la Virgen ha un fascino veramente peculiare, si percepisce che in passato fu il fulcro politico e religioso della Valencia antica. Infatti, dietro la Basilica è possibile trovare il museo archeologico che mostra resti della città romana “Valentia” fondata nel 138 a.C.
Alle 10 entriamo per visitare la Cattedrale, gel per le mani all’ingresso, scansione del codice QR per accedere all’audioguida dal proprio cellulare e 8 euro, il costo dell’entrata. Volano quasi due ore seguendo, con calma, le indicazioni dell’audioguida che illustra le diverse cappelle che possiede la Cattedrale, racconta la sua storia e alcune sue curiosità artistiche e architettoniche, l’interessante museo e la cappella del “Sacro Calice”. Appuntamento consigliato.
Dopo la visita, decidiamo di non salire i 207 gradini del “Migulete”, il campanile della Cattedrale, che permette di vedere Valencia dall’alto. Visto il periodo “Covid” la nostra scelta e stata quella di evitare spazi troppo stretti e la scala a chiocciola del campanile rientrava tra queste caratteristiche.
Appuntamento gastronomico con la paella fuori Valencia
La verità, del perché non siamo saliti nel campanile, è che avevamo appuntamento con la paella e avevamo una buona pedalata da realizzare. Sleghiamo le nostre biciclette, che avevamo affittato per due giorni, individuiamo la pista ciclabile e cominciamo a pedalare “rumbo Pinedo”, verso il paesello, limitrofe a Valencia, nel quale si trova il ristorante prenotato, la “Genuina”, che possiede la peculiarità di trovarsi all’interno di una “baracca valenciana”. Quest’ultima è una struttura che, in passato, i valenciani utilizzavano come ripostiglio per gli attrezzi utilizzati per la coltivazione del riso.
Passiamo per “Plaza del Magnanimo” dominata da una statua in bronzo che rappresenta Re Giacomo I a cavallo. Re che ha dominato la “riconquista”, nel XIII secolo, delle terre regnate dall’impero arabo e che ha gettato le basi per la successiva nascita del “Regno di Valencia”.
Il bello di internet è che è possibile trovare qualsiasi tipo d’informazione, il brutto è che bisogna valorare la qualità delle informazioni, ma questo lavoro lo avevamo già fatto giorni prima di cominciare a visitare Valencia.
Nella stessa zona richiamano l’attenzione i monumentali alberi dei giardini della “Glorieta” e la “Puerta del Mar”, una riproduzione di una delle porte della vecchia muraglia valenciana.
Seguiamo le indicazioni e la pista ciclabile, passiamo la Città delle Arti e delle Scienze e proseguiamo verso il ristorante. Molto difficile sbagliarsi, basta seguire la pista ciclabile e, per sicurezza, controllare ogni tanto con GoogleMaps.
Ci sono solo due leggere salite da percorrere, che permettono di passare i binari ferroviari ed il nuovo letto del fiume Turia. Tutto sommato niente di arduo, pedalata consigliata anche per rendersi conto della vera natura valenciana, vicina alla campagna e alle risaie.
Arriviamo al curioso ristorante, gel igienizzante e la ragazza ci fa accomodare in questo peculiare locale che ci hanno consigliato e che è molto frequentato da una clientela locale. Spettacolare paella, abbiamo scelto quella con i frutti di mare, anche se quella originale, e chiamata “valenciana”, è di carne e verdura.
Destinazione spiaggia per una gran “siesta”
Dopo questo gran pranzo, con un’andatura estremamente rilassata riprendiamo le bici e, sempre seguendo la pista ciclabile ritorniamo verso Valencia. Ritornando, prendiamo una deviazione che ci fa passare per un quartiere chiamato “Nazaret” e che ci fa arrivare direttamente al porto di Valencia, dove in passato è stata organizzata l’American Cup di Vela.
Percorriamo tutto il porto e arriviamo nella zona che ci permette di accedere alla spiaggia. Quest’ultima risulta essere molto ampia, visibile il distanziamento tra le persone e la decisione di terminare la digestione stendendoci nella sabbia arriva in maniera repentina. Evviva la “Siesta”.
Alla scoperta dei quartieri marittimi di Valencia
Dopo aver recuperato un po’ le forze e letto ulteriori informazioni riguardo la zona in cui ci trovavamo, decidiamo di addentrarci nei quartieri marittimi “Canyamelar” e “Cabanyal” che sono risultati estremamente interessanti riguardo l’estetica delle case di questi vecchi quartieri di pescatori. Prima però, per approfittare dell’orario di visita estivo, entriamo precedentemente la chiusura, nel Museo del Riso (costo dell’entrata 2 euro) in “calle Rosario” e l’adiacente Museo della Settimana Santa (entrata gratuita). Logicamente gel idroalcolico in entrambe le entrate.
Il primo è un vecchio mulino riconvertito a museo che possiede lo scopo di raccontare e spiegare la lavorazione del riso, dalla sua coltivazione nelle vicine risaie, alla pulitura e selezione dei chicchi all’interno del mulino, fino ad arrivare alla sua commercializzazione via mare grazie alla vicinanza del porto. Interessante. Il secondo è praticamente un museo che ospita tutto il materiale utilizzato durante l’insieme di celebrazioni che contraddistinguono la Settimana Santa Marittima di Valencia. Incredibile, che si segua o no il Credo.
La passeggiata lungo le vie di questi quartieri ci ha confermato alcune letture che avevamo fatto precedentemente in spiaggia. In queste, venivano spiegate alcune situazioni e difficoltà socio-politiche che ha vissuto per parecchi anni la zona marittima di Valencia. In alcune zone è ancora ben presente il risultato di questa situazione surreale, ma si capisce che il futuro di questa zona sarà sicuramente roseo nel tempo.
Qualche tapas prima di rientrare
Prima di riprendere le biciclette ci fermiamo in un locale che richiama la nostra attenzione, “La llimera Canyamelar”, situato sempre in “calle Rosario” e caratterizzato da un giardinetto interno dominato da un bel albero di limoni posizionato al suo centro. Un paio di tapas, due bicchieri di vino e una chiacchierata con il titolare rendono piacevole la serata. Consigliato.
Stanchi, ci rimettiamo a pedalare per ritornare in centro. Ultimi km della giornata che sono il preludio ad una gran dormita. La vita notturna valenciana si spegne prima di accendersi, dovuto alla situazione” Covid”, ma noi ci spegniamo per esaurimento forze, giornata impegnativa, ma piacevolissima sia a livello culturale, gastronomico e attività fisica.
Il ritorno verso il centro è stato caratterizzato e alleggerito dalla bellezza e dai riflessi offerti dalla Città delle Arti e delle Scienze illuminata.