Il 2022: l’anno della rinascita; finalmente liberi – o quasi – da ogni restrizione, il turismo ha iniziato ad assumere un volto differente. Viaggiare è di nuovo semplice, andare ad un museo senza mascherina, senza dover fare file infinite per rispettare una capacità troppo limitata, rendono l’esperienza molto più gradevole. Si può, dunque, pensare che siamo tornati alla normalità? Per quanto mi riguarda, assolutamente sì e vi spiegherò perché in questo articolo.
Dopo questo periodo d’incertezza durato ben due anni, le cose sembrano essere cambiate, permettendoci di iniziare a vivere nuovamente un’epoca più spensierata e serena. Ho intrapreso un viaggio per raccontarvi come sono cambiate le dinamiche dal punto di vista turistico e culturale dopo la pandemia, ed ho scelto come meta Figueres. Si tratta di una città situata a 42 km da Barcellona, una meta di passaggio per tutti coloro che visitano la Catalunya.
Figueres attrae tanto turismo poiché considerata come la culla del Surrealismo, un movimento artistico nato subito dopo la Prima Guerra Mondiale, con lo scopo di dichiarare guerra alla razionalità. La superficialità, il pensiero comune, la realtà perdono importanza e aprono un nuovo mondo: infinito, irraggiungibile, fantastico che risiede nell’immaginazione dello spettatore.
Uno dei massimi esponenti di questa corrente culturale è Salvador Dalí, pittore, scenografo, performer, scultore spagnolo, nato e morto proprio a Figueres. La sua presenza è forte, evidente, soprattutto grazie alla presenza del suo teatro-museo che sembra quasi vegliare sulla città. il mio viaggio è coinciso proprio con una delle feste più belle che si celebrano in Catalunya: il 23 Aprile, giorno in cui si festeggia Sant Jordi. La strada principale – in spagnolo rambla – era allestita con bancarelle che vendevano rose e libri, simboli di questa festa: la tradizione dice, infatti, che gli uomini ricevono in regalo un libro e le donne una rosa rossa. L’ambiente era, dunque, ancor più magico, stimolante e la cultura si respirava in ogni angolo della città.
La mia prima meta è stato il teatro-museo di Dalí, situato nella piazza a lui dedicata, Plaza Gala – Salvador Dalí e anticamente conosciuto come il Teatro Municipal o Principal di Figueres, costruito dall’architetto Josep Roca i Bros tra il 1848-50. Si trattava dunque di uno spazio di rappresentazione teatrale che fu abbandonato durante la guerra civile spagnola e che il pittore decise di ricostruire e di dedicarlo completamente all’esposizione delle sue opere. “L’unica cosa di cui il mondo non avrà mai abbastanza è l’esagerazione”, una massima di Dalí che descrive a pieno un progetto a cui ha dedicato buona parte della sua vita. Il risultato è maestoso, non solo per la quantità di opere esposte, ma soprattutto per l’architettura e la sua maestosità: il palazzo conta di vari piani e al centro presenta una cupola enorme, circondata da vetro che sembra quasi una de costruzione della Cappella Sistina di Michelangelo.
La parete più grande presenta, infatti, una rappresentazione quasi grottesca della famosa scena del Giudizio Universale, mentre nella parte esteriore è esposta una macchina d’epoca. La struttura è quasi labirintica e le sue opere sono esposte in corridoi molto stretti e a chiocciola, che ricostruiscono la parabola artistica di Dalí. Il suo stile regna sovrano, così come il suo amore per Gala, sua moglie, che viene rappresentata nelle sue forme più disparate. Lo stile è giocoso, provocante: una volta entrati, si viene catapultati in un mondo fantastico, da sogno, che racchiude le varie epoche e stili che l’artista ha sperimentato nel corso della sua vita. La visita del teatro museo di Dalì mi ha riportato finalmente alla realtà a cui eravamo abituati prima che il covid entrasse nelle nostre vite: il rumorio della gente, la libertà di soffermarsi a osservare ogni opera e dettaglio hanno reso questa esperienza speciale.
Il mio viaggio è continuato con la visita al Castillo de Púbol, situato presso il municipio de La Pera, a circa un’ora da Figueres. Si tratta del luogo di residenza di Dalí durante gli anni ’70, una fortezza interamente decorata dal pittore architetto e regalato a Gala, come simbolo del loro amore. Il castello presenta una struttura a tre piani, con un patio centrale ed è un museo interamente dedicato a Gala che, infatti, è diventato il suo mausoleo. Il palazzo è immerso nel verde, ha l’aspetto di una casa rurale e, all’interno, riserva tante sorprese: statue giganti, eccentrici, che seguono la linea creativa di Dalí.
Durante questi due giorni, ho alloggiato presso l’hotel Duran, situato proprio al centro di Figueres, molto vicino al teatro museo di Dalí, un luogo magico, immerso nel passato. La sala da pranzo, in cui ho potuto degustare le tipiche “tapas” spagnole, è decorata con bellissimi lampadari di cristallo e dei piatti antichi che rendono le pareti dinamiche e giocose.
Questo viaggio ha rappresentato per me il ritorno alla spensieratezza, alla libertà: poter godersi ogni luogo senza indossare mascherine, senza dover riservare turni specifici, è stato il valore aggiunto. L’unico aspetto negativo si può considerare la quantità di gente che è, ovviamente, maggiore rispetto all’epoca della pandemia e che rende l’esperienza un po’ più complicata in termini di spazio. L’anno scorso avevo concluso il mio reportage chiedendomi quale sarebbe stato il futuro delle strutture turistiche e posso dire che sicuramente sono riuscite a sopravvivere e che spero possano recuperare tutte le risorse economiche perse durante il 2020/21.